Game over?
Vivi, muori, ripeti. Edge of Tomorrow è un intelligente rovesciamento del percorso dell’eroe, in cui crescita e necessità di migliorarsi sono pur sempre delle costanti, ma con la differenza che il protagonista prima deve morire, morire e morire ancora se vuole sperare di risolvere qualcosa.
L’invasione di alieni sembra esser stata arginata, le forze umane sono pronte a mettere in atto la versione futuristica del D-day e in prima fila viene mandato il responsabile stampa dell’esercito USA, un completo inetto mai stato in battaglia. Ma il suo senso in questa guerra lo troverà lo stesso morendo e rivivendo il medesimo giorno all’infinito dopo aver ingerito sangue di un alieno alpha; morte dopo morte inizierà a scoprire i segreti del nemico e soprattutto a trovare chi come lui aveva già vissuto questa esperienza. Se la spiegazione sulla possibilità di tornare in vita sembra più una giustificazione per mettere in moto l’idea narrativa, il meccanismo funziona in un continuo alternarsi tra divertite anticipazioni, cui lo spettatore e il personaggio sono partecipi a scapito di tutti gli altri, per lasciare il risultato insoluto fino alla fine di ogni strada percorsa. Edge of Tomorrow fa parte di quel filone fantascientifico contemporaneo che toglie alla morte il ruolo di conclusione del racconto per essere nuova esperienza percettiva. Inception già indicava questa strada, ma la pellicola di Doug Liman mostra quanto il legame con il videogame sia a doppia mandata, più di quanto la pellicola di Nolan già non lo fosse. Ripetere l’azione, acquisire abilità di superare l’ostacolo, accumulare esperienza sono tutti elementi tipici del mondo videoludico che presenta il personaggio solo come alter ego sacrificabile al raggiungimento dell’obiettivo del giocatore. Pensiamo solamente a Dark Souls, uno dei videogame che più di tutti ha riportato alla ribalta la formula muori-ripeti; ciò che distanzia il giocatore dall’immedesimazione è questa cornice di sfida perenne; il raggiungimento dell’obiettivo fa perdere coscienza al nostro stesso essere perché tutto è parte di uno script. Medesimo meccanismo che condizionerà il maggiore Cage in Edge of Tomorrow: ho una gamba spezzata e mi sto dissanguando? M’ammazzo, sono inutile alla causa se non nel pieno delle mie abilità. Edge of Tomorrow diverte e si diverte attraverso un meccanismo che spezza una monotonia legata al destino del personaggio, esperimento non troppo intramediale ma che basta a sufficienza a sfruttare un’idea tanto semplice quanto efficace.
Edge of Tomorrow – Senza domani [Edge of Tomorrow, USA 2014] REGIA Doug Liman.
CAST Tom Cruise, Emily Blunt, Bill Paxton, Brendan Gleeson.
SCENEGGIATURA Christopher McQuarrie, Jez Butterworth, John-Henry Butterworth, Hiroshi Sakurazaka. FOTOGRAFIA Dion Beebe. MUSICHE Christophe Beck.
Fantascienza, durata 113 minuti.