SPECIALE DAVID CRONENBERG
Doppio Cronenberg
Corpi che mutano, corpi che si contagiano, corpi che si ibridano: quello di David Cronenberg è un cinema che vede nel corpo il suo principale fulcro problematico ed espressivo, un elemento che spesso diventa veicolo di un’identità instabile e multipla.
Nonostante non sia esteticamente carnale e non veda al centro la fisicità, anche A History of Violence porta avanti il discorso sulla complessità e sulla doppiezza della psicologia umana. Tutto ciò fin dalla trama: Tom Stall, tranquillo proprietario di una tavola calda, abita in una pacifica cittadina statunitense e vive con la sua serena famigliola perbene. Quando però il protagonista sventa una rapina uccidendo i criminali con straordinaria abilità verrà gradualmente alla luce il suo passato violento, vissuto con un altro nome e un’altra personalità. Risulta così evidente che Tom Stall è un personaggio che vuole mutare la propria identità cercando di rimuovere la sua parte più feroce per diventare una sorta di “cittadino modello”, riuscendoci solo in parte, poiché il suo “io” peggiore è sempre presente e pronto ad esternarsi, rendendo palese che nell’essere umano si muovono più coscienze, spesso in contrapposizione. Inoltre, l’ambientazione nella provincia americana e l’apparente lieto fine di riconciliazione dimostrano che anche la società occidentale e i suoi valori sono ambivalenti, perché la collettività per raggiungere e mantenere la sua superficie buonista e democratica non esita talvolta a commettere e ad accettare atti atroci e violenti. Il doppio è dunque un elemento con cui si deve fare i conti. Cronenberg lo ricorda continuamente anche dal punto di vista estetico e linguistico, basti pensare sia alle luci in chiaroscuro che dominano parte del film sia al rimando langhiano nella sequenza della rapina: Stall colpisce uno dei delinquenti con una brocca piena di caffè, in una possibile e sottile citazione di uno dei gesti più celebri de Il grande caldo, pellicola sul doppio realizzata da un regista che ha dedicato alla problematica buona parte della sua filmografia. In fondo, anche la struttura stessa dell’opera ha una duplice “identità”, in quanto vi è sì una regia scarna e pulita, ma sono presenti anche alcune inquadrature forti su mascelle penzolanti, nasi tumefatti, sangue schizzante. Piccoli, brevi e forse mitigati sprazzi del cinema più nero e carnale di Cronenberg che ritornano in un film apparentemente semplice, ma in realtà stratificato e dalle doppie valenze. Proprio come i personaggi e la società che racconta.
A History of Violence [id., USA 2005] REGIA David Cronenberg.
CAST Viggo Mortensen, Maria Bello, Ed Harris, William Hurt, Heidi Hayes.
SCENEGGIATURA Josh Olson. FOTOGRAFIA Peter Suschitzky. MUSICHE Howard Shore.
Drammatico/Noir, durata 92 minuti.