Coma
Diretto dalla lituana Kristina Buozyte, con Bruno Samper responsabile degli effetti visivi nonché co-sceneggiatore, Vanishing Waves è un freddo film di fantascienza “intimista” che parte da una buona idea di base, ma la spreca.
Il film di Buozyte si inserisce in quel vasto filone vecchio come la sci-fi, ma che nel cinema contemporaneo ha particolarmente attecchito anche in molti esempi ibridi non propriamente fantascientifici, che cerca di ragionare sugli effetti della tecnologia sulla scoperta di nuovi orizzonti scientifici, e che sembra invitare alla riflessione su uno sviluppo potenzialmente infinito e incontrollato. Protagonista è Lukas, membro di un’equipe medica che intende mettersi in contatto con la coscienza di una persona in coma irreversibile, per capire cosa passa per la sua testa. È proprio Lukas che funge fisicamente da tramite: iniziato l’esperimento, riesce ad entrare in contatto con la ragazza in coma scelta per lo studio (l’Aurora del titolo originale). Tra i due quasi immediatamente inizia un rapporto che va ben oltre la ricerca scientifica, intimo e pienamente fisico e che avrà conseguenze importanti sulla psiche e sulla vita di Lukas. L’assunto di partenza è, di per sé, interessante, e avrebbe potuto, potenzialmente, offrire molte strade narrative, stilistiche e “di riflessione”. Si sarebbe potuto virare verso le atmosfere apocalittiche post-scientifiche, si sarebbe potuto privilegiare il romanticismo di una metafisica storia d’amore, si sarebbe potuto scandagliare le profondità della psiche in disfacimento del protagonista, per fare alcuni esempi di quello che il film di Buozyte accenna nel corso delle due ore di durata. Nulla di tutto ciò: le buone intenzioni del film vengono incatenate a terra da una scrittura troppo esile, ricca di passaggi malamente accennati, e soprattutto da uno stile clamorosamente piatto, che neanche le frequenti incursioni nelle zone del soft porno riescono a ravvivare, senza che un’idea forte di cinema riesca qua e là a fare capolino. Gli effetti visivi e speciali di Samper paiono come un professionale esercizio scolastico, e se gli ambienti grigi, essenziali e rarefatti nelle intenzioni volevano sottolineare l’assottigliamento della vicenda raccontata e l’isolamento del protagonista, nei risultati non fanno altro che contribuire ulteriormente alla piattezza del film. Mancato l’obiettivo di creare un buon esempio di via nord-europea alla fantascienza, Vanishing Waves rimane un noioso prodotto buono giusto per coprire qualche buco nella programmazione televisiva, per conciliare il sonno di chi è rimasto seduto sul divano col telecomando in mano (o, volendo, per ridestare la sua attenzione con le incursioni pseudo-erotiche).
Vanishing Waves [Aurora, Lituania/Francia/Belgio 2012] REGIA Kristina Buozyte.
CAST Marius Jampolskis, Jurga Jutaite, Rudolfas Jansonas, Vytautas Kaniusonis, Martina Jablonskite.
SCENEGGIATURA Kristina Buozyte, Bruno Samper. FOTOGRAFIA Feliksas Abrukauskas. MONTAGGIO Suzanne Fenn.
Fantascienza, durata 124 minuti.