Becoming Grace… maybe
Un pensiero molto cinico, ed ultimamente dilagante, ritiene che ci sia un valido “perché” alla conclusione delle favole il giorno delle nozze del principe e della principessa, quando sogni e speranze sono al massimo del loro fulgore.
Il regista Olivier Dahan guarda al giorno dopo. Una volta che, spente le luci della ribalta e gli echi degli ultimi brindisi, si aprono le porte del castello in cui la principessa dovrebbe vivere “per sempre felice e contenta”. Anche i reali sono però esseri umani e il film di Dahan ce lo ripete fino al parossismo, mettendo in scena una versione di Grace di Monaco simile ad una Madonna piangente. Lontana dalle melensaggini di pellicole come Diana – La storia segreta di Lady D. o dal candore ingenuo della trilogia di Sissi, il film guarda a quella che potrebbe essere l’apripista alla figura della principessa moderna. Emancipata, glamour, capace di essere moglie e madre, di acquisire nobiltà senza che un goccio di sangue blu scorra nelle sue vene. Ma pagandone il fio: niente è privato, niente è esente da compromessi, gli errori non sono concessi. Senza voler entrare nella polemica che infuria se il film sia davvero fedele o meno alla figura di Grace Kelly – cosa che solo lei stessa potrebbe dire – non si può non riconoscere a Dahan di aver sfruttato appieno della capacità mimetica di Nicole Kidman. Che fin da subito ci fa scordare di star guardando lei. Attraverso gli occhi azzurri di Nicole fuoriesce tutto il fascino attribuito dall’immaginario collettivo a scaloni marmorei, balli di gala e gioielli tanto belli quanto pesanti. Perché la corona grava su quei capelli biondissimi, specialmente quando da un lato c’è un matrimonio da salvare e dall’altro un principato minacciato di invasione. Nicole Kidman riveste i panni di Grace in ogni senso possibile e si affianca ad un Tim Roth quanto mai ombroso ed apparentemente inespugnabile. Entrambi contribuiscono a salvare una pellicola che altrimenti sarebbe stata solo una splendida sfilata di moda venata di melò. La sceneggiatura, infatti, non brilla per originalità e il taglio dato al film risulta slabbrato: biopic? Storia romanzata? Introspettivo? La risposta è un po’ di tutto, mescolato e unito, fortunatamente, dalle interpretazioni ineccepibili della già citata coppia di protagonisti. Il film ci lascia visivamente soddisfatti, ma con la domanda rimasta ovviamente irrisolta: quanto di Grace abbiamo davvero conosciuto ieri come oggi?
Grace di Monaco [Grace of Monaco, USA/Belgio/Italia/Francia 2014] REGIA Olivier Dahan.
CAST Nicole Kidman, Tim Roth, Frank Langella, Milo Ventimiglia, Paz Vega.
SCENEGGIATURA Arash Amel. FOTOGRAFIA Eric Gautier.
Biografico/Drammatico, durata 103 minuti.