9° Festival Fotografia Europea, 2 – 4 maggio 2014, Reggio Emilia
Uno sguardo infinito
È attualmente in corso a Reggio Emilia la nona edizione di Fotografia Europea, che attraverso collezioni d’autore e aggiornati percorsi tematici si pone ogni anno l’obiettivo di esplorare da vicino i rapporti tra fotografia e contemporaneità.
La rassegna del 2014, divisa tra circuito ufficiale e circuito off, si articola su oltre dieci location sparse sulla mappa cittadina e altrettante mostre, molto eterogenee e tuttavia perfettamente integrate, tra le quali spiccano le collezioni di Herbert List, Adam Broomberg e Oliver Chanarin, Sarah Moon e naturalmente Luigi Ghirri, nume tutelare dell’iniziativa e indiscutibile riferimento per l’istanza di cui essa si fa promotrice: tentare di offrire del mondo una visione nuova, personale, senza precedenti. Delle fotografie in bianco e nero di Herbert List colpiscono la capacità di ritrarre la realtà in maniera quasi fortuita, partendo da dettagli, corpi o paesaggi che assumano in sé un’aura metafisica, misteriosa, impermeabile alla logica delle tradizionali classificazioni. In tutt’altre direzioni si orienta invece l’opera monstrum di Broomberg e Chanarin, che ispirati da Bertolt Brecht costruiscono una personale Bibbia Illustrata dove il testo sacro diventa traccia ipersoggettiva per la raffigurazione fotografica dei conflitti e della violenza, letti sincronicamente come espressione delle strutture di potere. Sarah Moon, fautrice di una scrittura visiva unica e personalissima, fonda fotografia e cinema breve sui principi di sospensione e trasformabilità del reale, con esiti immaginifici, onirici, divisi tra verità e finzione, favola e realtà, tradendo, specialmente nelle foto con soggetti del mondo animale, la propria fascinazione, quasi nostalgica, per i musei e i misteri della storia naturale. Suddivisa in tre sezioni tematiche – icone, paesaggi e architetture – Pensare per immagini, collezione dedicata all’opera di Luigi Ghirri, ben sintetizza le fasi di ricerca del fotografo emiliano: attraverso le sue vedute frontali, la sua attenzione per i luoghi e i dettagli inconsueti o non convenzionali, il bisogno di collocare la fotografia in un territorio mediano tra professionismo e amatorialità, il lavoro di Ghirri ben testimonia che “le immagini o le figurazioni immaginarie non sono qualcosa di alternativo al pensiero, come una cultura scolastica ha a lungo creduto: al contrario, sono funzionamenti per mettere in moto il pensiero, per sostenere la sua tensione, e infine agganciarlo al suo terreno di formazione, che è il tempo che passa.” (Gianni Celati). Speranza e augurio che il raggio della visione, in un mondo finito, possa continuare ad essere infinito.