16° Far East Film Festival, 25 aprile – 3 maggio 2014, Udine
SPECIALE 16° FAR EAST FILM FESTIVAL
La poetica della mazzate
Lo stavi aspettando da mesi, da quando è stato annunciato come miglior film action dell’anno, o addirittura di sempre, da qualsiasi persona l’avesse visto. Esce il programma del Far East Film Festival 16, leggi film indonesiano a sorpresa e già lo sai che sarà proprio lui.
L’hype oramai è alle stelle. Avevi già visto su Youtube una sequenza del combattimento di Hammer Girl e t’era caduta la mascella. Ed eccolo che arriva: sono le 20.10, la sala è piena, sei così gasato che se ti agiti ancora un po’ scardini il sedile dal suo posto. Le luci si spengono. Pochi minuti per recuperare l’esile trama del primo film ed esaurirla con un colpo di pistola alla testa. L’agente Rama viene costretto ad infiltrarsi prima in una prigione poi nella criminalità organizzata di Jakarta per smascherare i soliti poliziotti corrotti. Un po’ rimani stupito quando scopri che qualcuno ha pure scritto una sceneggiatura, nel suo piccolo anche articolata. Niente che non si sia già visto in qualsiasi crime movie a partire dal Padrino per passare a Infernal Affairs, facendo comunque il suo sporco lavoro. I minuti scorrono veloci, manco lo stessi guardando a velocità 2x. Iniziano le prime botte in un cesso lercio, uno contro venti. Da lì le mazzate continuano alla grande e senza sosta. Ci troviamo di fronte al cortile di una prigione lurida, fango e facce da galera. La tensione è alle stelle, Rama sferra il primo cazzotto. Scoppia un’incredibile rissa in cui sono coinvolti una trentina di carcerati, tra suplex, Silat e coltelli rigirati nella carne. Un roster di personaggi duri, durissimi a morire, che include la cartoonesca e già menzionata Hammer Girl e il suo compagno di merende Bat Boy, entrambi responsabili di una discreta mattanza. Così come le mitragliate di pugni del protagonista, il regista Gareth Evans ti colpisce forte, fortissimo e dritto in faccia. Nel dubbio controlli se t’è rimasto qualche dente in bocca da sputare. Nessuno negli ultimi anni è stato in grado di filmare una carneficina con tanta maestria. La macchina da presa si muove veloce ma l’occhio del gallese vede e mostra tutto. Se The Raid: Redemption si presentava già ad un livello mostruoso, questo secondo capitolo segna un nuovo altissimo standard. Un potentissimo calcio in culo al cinema action degli ultimi dieci anni. Prendete e portate a casa. I 148 minuti sono volati come mai prima d’ora. Vorresti subito premere play e riguardarlo un’altra volta. T’accorgi che non puoi. Esci dalla sala con un’incredibile voglia di scarrellare di pugni l’aria, fingendo di sapere le arti marziali. Magari lo fai anche, lontano da occhi indiscreti però. Senza esagerazioni, con The Raid 2: Berandal siamo di fronte al John Holmes dei film d’azione.
The Raid 2: Berandal [Id., Indonesia/Giappone 2014] REGIA Gareth Huw Evans.
CAST Iko Uwais, Arifin Putra, Oka Antara, Alex Abbad, Julie Estelle.
SCENEGGIATURA Gareth Huw Evans. FOTOGRAFIA Matt Flannery. MUSICHE Joseph Trapanese, Aria Prayogi, Fajar Yuskemal.
Azione, durata 148 minuti.