Miti d’oggi
Locke è un film tutto ambientato in una macchina, ma non assomiglia per niente a un road movie. Ivan Locke (un fantastico Tom Hardy) sfreccia nella notte per raggiungere una donna che sta partorendo e, nel frattempo, deve organizzare i lavori per la più grande colata di cemento mai realizzata.
Nei primi minuti sono tracciati un protagonista e un obiettivo preciso, in Locke l’importante non è il viaggio, come vorrebbe l’usurata retorica da road movie, ma la destinazione: superare gli ostacoli per arrivare a una risoluzione che ci soddisfi. Il cinema, soprattutto quello indipendente, ha sempre tentato di ridurre all’osso il numero di location e di personaggi per contenere il budget. Ciò ha stuzzicato la fantasia di sceneggiatori e registi, che hanno accolto la sfida e si sono ingegnati per rendere interessanti delle pellicole così minimali. È inutile dire che in film simili la drammaturgia torna ad avere un’importanza assoluta. Buried – Sepolto somiglia a Locke perché presenta un solo personaggio, una sola location angusta, e un racconto quasi privo di ellissi. Entrambi i film sono interpretati da un attore noto e hanno un budget discreto, quindi la scelta del minimalismo sembra più un’autoimposizione che una necessità, una sfida che in entrambi i casi è stata vinta. Non a caso, Locke è scritto e diretto da Steven Knight, che fino al 2013 era più noto come sceneggiatore (ha lavorato con Cronenberg e Frears). Torniamo alla trama: Locke è un costruttore di successo, un buon padre e l’indomani dovrà presiedere al lavoro più importante della sua carriera; ma la telefonata di un donna mette a rischio tutto questo. Nove mesi prima Locke e la donna avevano avuto un rapporto adulterino e adesso lei sta per partorire. Locke ama sua moglie, l’ha tradita una sola volta e adesso è deciso ad assumersi le sue responsabilità. Il film fa di tutto per minimizzare la sua colpa e ci riesce bene: tifiamo per lui e speriamo che trovi un modo di districarsi da questa situazione, ma senza usare trucchi perché il forte senso di responsabilità è il tratto più importante del suo personaggio. È la responsabilità che lo spinge a coordinare i lavori per via telefonica, anche quando viene licenziato e potrebbe quindi disinteressarsi alla commissione, perché lui è l’unico che può portarli a termine, districandosi tra i mille permessi necessari, i colleghi imbranati e gli operai coinvolti. Locke diventa subito un eroe contemporaneo, che non usa la pistola ma il telefono. Aggiungiamo il SUV BMW e il fisico di Tom Hardy (finalmente senza maschere); tutto aiuta a creare una mitologia del maschio alfa di successo, del dirigente professionale e responsabile. Non importa quanto questa mitologia sia accurata, Locke è un film fatto per ispirare e non certo per rappresentare una categoria.
Locke [id., Gran Bretagna/USA 2013] REGIA Steven Knight.
CAST Tom Hardy.
SCENEGGIATURA Steven Knight. FOTOGRAFIA Haris Zambarloukos. MUSICHE Dickon Hinchliffe.
Drammatico, durata 85 minuti.