Nelle segrete stanze
Bruno ha un solo mezzo per poter mantenere la sua bella casa e costruire un futuro con la sua compagna: vendere medicine. Bruno è, infatti, un “informatore medico” che deve convincere diversi dottori a utilizzare i prodotti della casa farmaceutica Zafer. Per raggiungere il proprio scopo Bruno non esita a fare favori, proporre scambi, consegnare regali, in poche parole a corrompere.
Quando l’uomo capisce che rischia il licenziamento cerca di far comprare un farmaco a un potente e quasi irraggiungibile primario. Il regista Antonio Morabito descrive e racconta il suo personaggio pedinandolo spesso con la camera a mano nelle sue camminate affannate, nelle sue nervose corse in macchina e nelle sue frettolose telefonate, eleggendolo inoltre simbolo e vittima di un sistema corrotto e corruttibile, nel quale la medicina è un tramite fondamentale di potere e di controllo, sia nella vita professionale sia in quella privata. Non è un caso che Il venditore di medicine si svolga in gran parte tra lunghi corridoi poco illuminati, sale di riunioni ambigue o drammatiche, scale che portano a sotterranei (quasi) segreti. Luoghi cupi o asettici che non solo trasmettono un’atmosfera tesa e a tratti inquietante, ma che risultano soprattutto la metafora visiva di una società nella quale vige una generale decadenza etica, dove il profitto è più importante della giustizia, dove l’interesse privato è prevalente su quello pubblico. Tale disfacimento morale è, però, il conseguente risultato di un sistema economico che mette in un’estenuante ed eccessiva competizione gli esseri umani, i quali vengono sottoposti ad una selezione darwiniana dove chi regge la pressione sopravvive con rimorsi o frustrazioni varie (il protagonista e il suo capo area ne sono un esempio), mentre chi non c’è la fa viene espulso ed “eliminato”, come dimostra il suicidio iniziale. Questo in un film dalle poche sfumature dove gli intenti di critica e di denuncia sono chiari e lampanti; un’opera in cui tutto risulta evidente o agevolmente interpretabile, con una sceneggiatura classica di declino e ripensamento, nella quale i personaggi rappresentano dei topoi piuttosto definiti (i corrotti, gli onesti, le vittime) e i dialoghi esplicitano buona parte del messaggio. Morabito privilegia dunque la chiarezza alla complessità, rischiando talvolta di realizzare un lavoro “a tesi”, ma il risultato è comunque efficace: il ritmo è incessante ma non frenetico, la regia crea un climax sempre nervoso, la colonna sonora trasmette un’atmosfera adeguatamente tesa e il cast dà una discreta prova di sé. Un ottimo esempio di cinema medio e “impegnato”.
Il venditore di medicine [Italia 2013] REGIA Antonio Morabito.
CAST Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Chiri, Marco Travaglio, Roberto De Francesco.
SCENEGGIATURA Antonio Morabito, Michele Pellegrini, Amedeo Pagani. FOTOGRAFIA Duccio Cimatti. MUSICHE Andrea Guerra.
Drammatico, durata 103 minuti.