È inutile prendersi in giro, il sesso attrae tutti, chi più e chi meno, e la curiosità nei suoi confronti è nel nostro DNA: il cinema da sempre è conscio di questo e, escludendo i generi, fin dalle sue origini ha “giocato” con l’argomento.
Ricordo, con qualche sorriso, un’edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone in cui vennero mostrati alcuni cortometraggi pornografici: ovviamente la proiezione fu affollatissima e le immagini che scorrevano sullo schermo fecero impallidire, per schiettezza e volgarità, la platea che, per una delle poche volte, era formata anche da giovani. Il voyeurismo cinematografico contemporaneo sta vedendo una nuova rinascita, soprattutto per quanto riguarda quel cinema d’autore che strizza l’occhio a una fetta più ampia di pubblico. Forse è tutta una scusa per attrarre appunto più pubblico verso pellicole che altrimenti sarebbero l’incubo di esercenti e distributori, in un’epoca in cui ormai il porno è accessibile da ogni tipo di dispositivo connesso a internet, mentre il cinema perde sempre più spettatori. Ci si sente meno in colpa a vedere un film in cui è presente sesso esplicito tra le mura rassicuranti di un multisala?
Di sicuro non si entra guardandosi intorno e cercando di evitare lo sguardo del proprio vicino, sapendo benissimo che l’ipocrisia è dietro l’angolo. Bisognerebbe seguire i nostri istinti senza giudicare quelli degli altri, ma c’è chi gioca su questo. Un marketing vecchio come il mondo che punta sul rimarcare la scabrosità e la schiettezza del sesso mostrato aumenta la curiosità nello spettatore ma il più delle volte lascia deluse le aspettative. Nymp()maniac, Lo sconosciuto del lago, La vita di Adele, The Canyons, titoli presi alla rinfusa che hanno nella tematica sessuale il loro punto di forza, con il rischio di perdere una propria identità. I film citati approfondiscono ben altri temi, ma sono stati venduti come opere trasgressive accostate all’immaginario del mondo pornografico: tutto vero, si sdogana anche il sesso di gruppo, quello omosessuale e la visione di peni eretti, ma nulla è fine a se stesso. Sono racconti che gridano a voce alta una deriva mortifera e deviata dei rapporti umani, dove l’antitesi tra sesso e morte è ben definita, raccontando la realtà e di conseguenza mostrando anche la semplicità dell’atto sessuale.
Le poche righe di questo editoriale non riusciranno ad approfondire in pieno la questione, ma il sesso si fa, in coppia o autonomamente, ed è alla base della vita di tutti: perché nasconderlo, perché edulcorarlo o “camuffarlo” come spesso si fa nelle saghe alla American Pie? Purtroppo poi ci sono esempi di realtà anacronistiche e inverosimili come Don Jon in cui guardare porno è quasi peccato e fonte di scandalo o Gigolò per caso dove neanche “il mestiere più antico del mondo” virato al maschile riesce ad essere considerato un momento di sana gioia. Ritornano forse i tempi di Ken Park e Shortbus, semplice banale bonarietà durante la crisi dei sentimenti e della società contemporanea. Il nostro Paese non resta a guardare, ma attendiamo il progetto
Le ragazze del porno per vedere se almeno da noi il sesso è salvifico e giocondo… speriamo.