Pulsioni d’amore e ricordi di morte
È scomparso appena due mesi fa Alain Resnais, uno dei più importanti autori del cinema moderno appartenente alla cosiddetta Rive Gauche all’interno della Nouvelle Vague francese. E per rendergli omaggio ritorna al cinema il suo più grande capolavoro: Hiroshima mon amour.
Un’attrice francese, ad Hiroshima per girare un film sulla pace, incontra un architetto giapponese – di entrambi non conosceremo mai il nome – con cui instaura un fulmineo seppur intenso rapporto amoroso. Quello che sembra essere un piacevole incontro si trasformerà in un tormento, a causa da un lato dell’imminente partenza di lei, dall’altro dell’affiorare del ricordo di un precedente amore impossibile vissuto a Nevers, città della Francia occupata dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Il film abbraccia un brevissimo frammento temporale – poco più di ventiquattro ore – in cui i personaggi si incontrano e si inseguono per la triste città nel tentativo di evitare l’inevitabile. Eppure, grazie a un’originale struttura narrativa fatta di continui flashback, la dimensione temporale si espande inglobando gli eventi più tragici della storia dell’umanità, ancora troppo vivi nei ricordi sia dell’una che dell’altro protagonista. Ed è proprio il ricordo uno dei temi portanti dell’intero film. Resnais ci racconta una semplice storia d’amore nata casualmente e impossibile da portare avanti, a meno che l’essere umano non sia dotato della capacità di ricordare. Nella protagonista, infatti, l’incontro con il giapponese a Hiroshima fa scattare il triste ricordo di quando viveva a Nevers e aveva vissuto la stessa identica situazione innamorandosi di un soldato tedesco. E allora ecco riaffiorare la tragicità della guerra, la sofferenza, il dolore e addirittura la pazzia per l’inevitabile morte del suo innamorato. Gli eventi ritornano speculari a quelli già vissuti e la paura che si ripetano esattamente identici frena la volontà di cambiarli. O forse no. Hiroshima è uguale alla città francese occupata, entrambe testimoni dell’estrema crudeltà della guerra. Significative in questo senso le immagini dei due luoghi, graficamente speculari, che annullano del tutto i continui salti temporali tra passato e presente, sovrapposti nella mente della protagonista. Da menzionare tutta la prima parte del film in cui ai piani ravvicinati dei due corpi abbracciati si susseguono i ricordi di morte della catastrofe atomica – entrambi i personaggi ne sono testimoni indiretti – fatti di edifici disintegrati e corpi mutilati e deformati, che nella loro esplicita crudezza non possono lasciare indifferente lo spettatore così come accadeva in Notte e nebbia (1955) sempre di Resnais, il miglior documentario sull’Olocausto mai realizzato. Sofferenza e dolore individuali si mescolano con quelli collettivi, perché l’intento del grande autore francese è anche questo: far riflettere sulle atrocità della guerra e soprattutto sulle conseguenze che esse hanno sui sopravvissuti, in un film ancora attuale per la sua drammatica carica espressiva.
Hiroshima mon amour [id., Francia/Giappone 1959] REGIA Alain Resnais.
CAST Emmanuelle Riva, Eiji Okada, Stella Dassas, Pierre Barbaud, Bernard Fresson.
SCENEGGIATURA Marguerite Duras. FOTOGRAFIA Sacha Vierny, Michio Takahashi. MUSICHE Georges Delerue, Giovanni Fusco.
Drammatico, durata 90 minuti.