Un gioco per famiglie
Dopo aver ricevuto una misteriosa quanto invitante telefonata, Elliott si trova coinvolto in un gioco che può risolvere tutti i suoi problemi economici, in previsione del matrimonio. La sola condizione per aggiudicarsi il montepremi da capogiro è portare a termine tredici prove: come nella migliore delle tradizioni, queste saranno sempre più eticamente opinabili e condurranno ad un finale a sorpresa.
Film di questo genere, portato cioè avanti dal filo conduttore di un gioco da vincere, se ne sono già visti in abbondanza. 13 Sins rispetta tutte le aspettative che una trama di questo tipo porta con sé: ambientazione urbana, toni dark e dialoghi esistenziali. Narrativamente parlando però c’è un espediente che rende la diversità del film rispetto al filone generale, vale a dire quando, all’altezza dell’undicesima prova, si assiste ad un’inversione di tendenza nell’andamento della partita: se da un lato questo è l’inizio della fine della trama, dall’altro un modo senza dubbio efficace di accrescere la curiosità.
Alcuni elementi sfiorano il ridicolo e altri il prevedibile. Mi riferisco, ad esempio, a quanto possa essere trasgressivo passare con il rosso al semaforo oppure a quale sia il personaggio complice del Gioco. Gli elementi quasi retorici si equilibrano con quelli più particolari e questo fa sì che il film mantenga un ritmo serrato e costante, tenendosi lontano da momenti di lentezza o pesantezza. Il tentativo che 13 Sins fa per oltrepassare i propri confini e insinuare dubbi epocali negli spettatori, invece, fallisce miseramente. Non c’è sostanza che dia consistenza al dubbio che il Gioco esista veramente e da tempo immemore. Il pubblico resta immune da dubbi e inquietudini, che restano a malapena visibili sullo schermo. Gran parte del funzionamento del film si basa sulla curiosità che lega tra loro le tredici prove e che cuce insieme i vari segmenti, creando una soluzione di continuità che diluisce e fa procedere il ritmo della storia. In conclusione, 13 Sins è un’opera che tiene il tempo e segue le regole (circo e camioncini dei gelati sono sempre pericolosi), ma quando cerca di distinguersi dalla massa inciampa sulla presunzione, incorrendo in falle di sceneggiatura importanti; chiamare in causa poi l’omicidio di JFK pare proprio fuori luogo.
13 Sins [id., USA 2014] REGIA Daniel Stamm.
CAST Devon Graye, Mark Webber, Pruitt Taylor Vince, Ron Perlman.
SCENEGGIATURA David Birke, Daniel Stamm. FOTOGRAFIA Zoltan Honti. MUSICHE Michael Wandmacher.
Thriller, durata 92 minuti.