26 APRILE – OMAGGIO A JEAN VIGO
Allons enfants!
Non ci si aspetti un accorato film di denuncia ai danni del sistema istituzionalizzato francese nel periodo storico a cavallo tra le due guerre mondiali, in quanto Zero in condotta di Jean Vigo è innanzitutto una graffiante e scanzonata presa in giro di tale potere e un acre e visionario inno alla libertà creativa ed espressiva di ciascun individuo.
Scandito da cinque mini episodi che narrano la rivolta di quattro adolescenti nei confronti delle angherie e punizioni cui vengono regolarmente sottoposti all’interno di un collegio, il film si caratterizza per una stretta commistione di pacato spirito anti-politico nei contenuti ed una sentita propensione verso il cinema sperimentale degli anni Trenta – in bilico tra il surrealismo buñueliano e il realismo onirico di René Clair – nell’elaborazione tecnica e artistica. Alla retorica del linguaggio anarchico e rivoluzionario, tuttavia, Vigo predilige l’aspetto puramente emozionale e poetico della storia e ci introduce alla metaforica della lotta contro le politiche repressive come un diritto imprescindibile, inalienabile ed inviolabile dell’essere umano. Dal punto di vista visivo, lo sperimentalismo formale del cineasta francese ci consente di apprezzare virtuosismi della macchina da presa atti ad evidenziare l’irruenza fisica ed espressiva dei corpi in movimento con un dinamismo tecnico di stampo avanguardistico. Vigo, infatti, al rallentamento in moviola alterna l’animazione e montaggio fotografico tipici del surrealismo buñueliano nelle sequenze del disegno che prende vita e del maestro che scrive a testa in giù, fino ad omaggiare Charlie Chaplin ne La febbre dell’oro nella caricatura fatta dal professore durante l’ora di ricreazione. Nella sequenza della battaglia coi cuscini, quando i ragazzini colpendosi creano un pioggia di piume bianca e lucente, ci sembra inoltre di ritrovare un metaforico richiamo all’innocenza derubata dalle istituzioni per mezzo dell’aspetto ludico – cosa che spesso si riscontra in film di matrice felliniana quali 8 ½ e Amarcord.
Zero in condotta, dunque, stupisce per la sua varietà espressiva, a tratti anti-politica e a tratti visionaria, indubbiamente influenzata dalle vicissitudini del padre di Vigo, anarchico morto suicida in carcere, e dalla consapevolezza di una malattia che spense il cineasta francese a soli ventinove anni. Il risultato è un canzonatorio guazzabuglio di emozioni e sensazioni mescolate al desiderio insito di libertà e spensieratezza tipico dell’età adolescenziale.
Zero in condotta [Zéro de conduite, Francia 1933] REGIA Jean Vigo.
CAST Jean Dasté, Robert le Flon, Delphin, Pierre Blanchar.
SCENEGGIATURA Jean Vigo. FOTOGRAFIA Boris Kaufman. MUSICHE Maurice Jaubert.
Commedia/Drammatico, durata 41 minuti.