SPECIALE CARLO MAZZACURATI
“Qui ci si mette l’anima”
“La Sacra Rappresentazione è uno dei momenti più alti della cultura italiana. Mi piaceva l’idea di far precipitare un gruppo di personaggi inconsapevoli in una situazione di bellezza estrema. In questo caso è la storia di un uomo che perde l’ispirazione, ma la ritroverà attraverso questa catarsi”; così Carlo Mazzacurati, scomparso il 22 gennaio di quest’anno, racconta nella conferenza stampa La passione, film che ha vinto il Leone d’oro alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 2010.
Mazzacurati, padre di un cinema aperto, diretto e cristallino, civile e popolare, ha saputo ritrarre con un’eleganza particolare, malinconica e leggera insieme, la provincia italiana e il piccolo uomo ai margini, solo nella sua limitata e infinita grandezza. Con La passione, il cineasta realizza una commedia agrodolce, nel cui centro si erge la figura di Silvio Orlando (Gianni Dubois), l’attore più triste, buffo e spaesato del cinema italiano, intorno al quale ruotano gli altri personaggi: meraviglioso l’ex galeotto Ramiro, un Giuseppe Battiston che riempie di delicatezza e genuinità il suo povero cristo. A Gianni Dubois manca un’idea, sono cinque anni che non realizza alcun lavoro e il suo produttore lo perseguita, deve girare un nuovo film. Ma quando nella sua casa in Toscana una tubatura rotta rovina un affresco del ‘500, l’unica possibilità per uscire dal disastro per Dubois è fare il regista della Sacra Rappresentazione cittadina. Mazzacurati porta al cinema il blocco dell’artista, esamina la paura di chi perde l’ispirazione e pone su binari paralleli la vicenda di un “povero cristo” e quella del Cristo: Dubois sussurra all’orecchio di Ramiro, sostituto di Abbruscati – Guzzanti incarna l’arrogante metereologo con il pallino della recitazione capace di momenti surreali e ironici –: “Sei un Cristo perfetto: sei povero, ricercato, e tutti ridono di te”. Ramiro, come Dubois, inciampa, cade, viene irriso e deriso, cammina con la sua croce per le strade del paese – metafora di un’Italia che sembra non avere più speranza, viziata e perdente, boriosa e aggressiva –, mostrandosi fragile, sanguinante e autentico nel suo dramma. Se da una parte Mazzacurati parla della passione dell’uomo qualunque, profondamente laica nonostante d’ispirazione cristiana, dall’altra vi è quella per il cinema, e per tutto ciò che ci conduce alla “felicità”: solo dopo un percorso lungo, faticoso, catartico Gianni riuscirà a liberare la sua arte. Un film di blocco e sblocco, di caduta e resurrezione, in cui si incontrano pianto e riso, amarezza e serenità, testamento lieve di un cineasta che con un grido ribelle e “autarchico”, con un temporale purificatore, ci fa intravedere sotto le ceneri di un’umanità “consumata” e alle volte ferocemente macchiettistica una favilla vitale.
La passione [Italia 2010] REGIA Carlo Mazzacurati.
CAST Silvio Orlando, Giuseppen Battiston, Marco Messeri, Corrado Guzzanti, Kasia Smutniak.
SCENEGGIATURA Carlo Mazzacurati, Umberto Contarello, Doriana Leondeff, Marco Pettenello. FOTOGRAFIA Luca Bigazzi. MUSICHE Carlo Crivelli.
Commedia/Drammatico, durata 106 minuti.