SPECIALE CARLO MAZZACURATI
Il toro non è un MacGuffin ma un personaggio
Un toro da riproduzione può valere anche un miliardo di lire e Corinto è uno dei migliori esemplari al mondo. Questa è l’unica informazione necessaria alla visione de Il toro. Ci è fornita all’inizio del film e colpisce tanto lo spettatore quanto Franco (Abatantuono in stato di grazia), un allevatore appena licenziato che decide di rubare Corinto per rivenderlo in Ungheria.
Purtroppo, un toro da accoppiamento non è un articolo semplice da piazzare e il paese scelto non è il più adatto per la missione. Il piano di Franco fa acqua da tutte le parti e capiamo subito che non ci troviamo di fronte alla classica cronaca di un “colpo perfetto”. Piuttosto, Il toro sceglie la forma del road movie con implicazioni esistenziali ma condito con la giusta nota umoristica all’italiana. Franco, col suo complice Loris, ha puntato tutto su un’Ungheria che non esiste, subendo un mito dei paesi dell’est che nel ’94 era ancora plausibile. Dopo aver superato la frontiera per miracolo, i due cercano un ricettatore interessato che possa pagare equamente una bestia pregiata, ma nel loro viaggio si imbattono solo in povertà e in tanta umanità. Sono due poveracci che compiono un reato spinti dalla disperazione: si perderanno, litigheranno, vivranno innumerevoli imprevisti dai quali verranno sempre a capo in maniera rocambolesca; la capacità di sopravvivere sempre e comunque è il tratto definitivo degli italiani da film. Finiranno addirittura per affezionarsi alla merce rubata, il nerboruto Corinto, un principe che non può accoppiarsi con una vera mucca altrimenti non lo farebbe più con la vagina protetica utilizzata per raccogliere il suo seme. Forse Carlo Mazzacurati non ha prodotto dei capolavori, ma la sua filmografia è ammirevole per la costanza con cui ha firmato buoni film e la capacità di mantenere un regime di narrazione che oscilla tra il comico e il drammatico, stando sempre attento al buongusto e al rispetto per le popolazioni nelle quali si è imbattuto. Il toro è il suo quarto film e il primo col quale si è spinto all’estero. Il suo si conferma un cinema mite, che affronta dei temi gravi ma, alla fine, concede molto al piacere della visione in sé. Questo piacere è un fattore tanto più importante per un road movie, che per natura non cattura la nostra attenzione con la promessa della risoluzione finale (ma non è detto che non arrivi comunque). Il toro è pieno di immagini belle e inaspettate: la neve che imbianca improvvisamente il paesaggio, il passaggio dei tori sulle strade di campagna, come accade sempre nei film di questo genere, le riprese stesse sono un viaggio e alcune scene danno l’idea di essere nate per caso da coincidenze e incidenti di percorso. È un cinema semplice e personale, che ricorda il Moretti errante di Caro diario, anche se Il toro è un racconto più strutturato e la personalità di Mazzacurati è meno invasiva.
Il toro [Italia 1994] REGIA Carlo Mazzacurati.
CAST Diego Abatantuono, Roberto Citran, Maro Messeri.
SCENEGGIATURA Umberto Contarello, Carlo Mazzacurati, Sandro Petraglia, Stefano Rulli. FOTOGRAFIA Alessandro Pesci. MUSICHE Ivano Fossati.
Commedia/Drammatico, durata 105 minuti.