Poco più di una settimana fa, il 15 aprile, è andato in onda sulla rete via cavo FX il primo episodio della serie antologica in dieci puntate Fargo. Settanta lunghissimi minuti ci hanno introdotti nelle atmosfere semplicisticamente definibili come black comedy che solo i fratelli Coen sanno costruire così da un trentennio. È proprio del 1984 il loro noir d’esordio Blood Simple.
La serie Fargo si ispira molto liberamente all’omonimo film del 1996 ed è ambientata in Minnesota dove la neve e il freddo rendono gli agglomerati urbani di provincia tutti uguali fra loro. È il 2006 e un sanguinario criminale, Lorne Malvo, Billy Bob Thornton al meglio di sé che ricorda in tutto, dall’improbabile acconciatura alla spietata calma e risolutezza nell’azione violenta, Anton Chigurh, il killer interpretato da Bardem in Non è un paese per vecchi, compie una serie di omicidi coinvolgendo Lester Nygaard, un assicuratore vittima continua di umiliazioni e atti di bullismo da parte dei conoscenti, dei colleghi e anche di Pearl, la moglie. Il personaggio di Lester, in verità, è più affine a Larry Gopnik, protagonista di A Serious Man (2009) che a Jerry Lundegaard, cinico omuncolo responsabile del finto rapimento di sua moglie in Fargo (il film). La giovane e temeraria poliziotta Molly Solverson (né incinta né capo della polizia, ma soltanto coraggiosa figlia del padrone di una tavola calda) rimane da sola nelle indagini e prova a far chiarezza sugli omicidi che stanno coinvolgendo la cittadina di Bemidji.
Come scrive Andrea Fornasiero riguardo all’operazione di riscrittura di un film di culto compiuta dal romanziere e autore Noah Hawley “siamo più dalle parti delle affinità e degli omaggi, anziché di un vero e proprio adattamento o remake”. Almeno a giudicare dall’episodio pilota pare che l’intento sia – con il benestare dei Coen che sono produttori esecutivi del progetto – quello di lavorare su una costruzione di atmosfere, di personaggi, di situazioni che guardano all’intero immaginario costruito dai fratelli Coen più che alla volontà di distendere e allargare, adattandolo al formato seriale, il racconto del film originale. Inoltre questa è una serie antologica – pare che dopo il successo di American Horror Story e dell’ultimo True Detective, ci si trovi davanti a una nuova età d’oro di una tipologia di format che era stato quasi abbandonato dalla televisione – e dunque il suo arco narrativo si chiuderà alla fine della prima stagione per poi dar inizio, nelle stagioni successive (ci auguriamo, date le lusinghiere premesse del pilota) a nuovi racconti e nuovi personaggi che, appunto, manterranno come fil rouge soltanto il sapore dei film dei Coen. E questo elemento basta a tenere d’occhio l’andamento di una nuova serie!