SPECIALE CYBERPUNK/MEMORIE SINTETICHE, II PARTE
Metallo pensante
Il film che porta alla popolarità tra i cinefili Shin’ya Tsukamoto, a tanti anni di distanza, è sempre un pugno nello stomaco. Delirante, malato, perverso, allucinato, Tetsuo dimostra il grande talento visivo del regista giapponese, dal dinamismo dello stile così riconoscibile e così lontano dall’inutile frenesia di tanto cinema hollywoodiano contemporaneo.
Accelerazioni, rewind, dettagli, camera a mano, inquadrature sghembe. Effetti speciali artigianali, fotografia in bianco e nero sporca e ricca di contrasti, montaggio rapido che accosta disinvoltamente, come nel cinema d’avanguardia, immagini geometriche, deformate in senso espressionista, talvolta astratte e inintelligibili. Un’aggressione sensoriale continua, condotta, sin dai bellissimi titoli di testa, con scioccante violenza di linguaggio, al ritmo di una musica che comprende, ovviamente, anche suoni metallici. I dialoghi latitano e cercare una logica, un senso in quello che si vede potrebbe non portare a nessun risultato. La narrazione procede per salti e conviene, piuttosto, farsi violentare le retine dai lampi di genio di Tsukamoto per diventare tutt’uno con il film, immergersi in esso, abbandonarsi al gusto della visione, con lo stesso atteggiamento di fusione che si riserva ai film di David Lynch. Non sono solo le soggettive del protagonista, l’uomo di ferro, a favorire l’identificazione con lui, ma anche l’esclusione del mondo, del contesto, dalla vita del personaggio. In Tetsuo l’ambiente non ha importanza, è attraversato con i razzi ai piedi a velocità elevata, senza che ci si possa soffermare a guardarlo. Il film, invece, è interessato ad esplorare con precisione la mente, i sogni, le visioni, le allucinazioni visive e uditive di questa figura sempre meno umana di oltreuomo, dal corpo in continua trasformazione, controllato dal cancro macchinico che gli cresce dentro. L’identità personale è messa in discussione ripetutamente, non solo a causa della metamorfosi, ma anche quando entra in scena il doppio, un altro ibrido uomo-macchina, interpretato dallo stesso Tsukamoto. E se, con un trapano al posto del pene, il rapporto tra il protagonista e la sua donna può solo finire male, invece, dopo gli scontri iniziali, nel doppio il nostro “iron man” sembra trovare una spalla affidabile. La conquista del mondo è vicina?
Tetsuo [id., Giappone 1989] REGIA Shin’ya Tsukamoto.
CAST Tomorowo Taguchi, Kei Fujiwara, Shin’ya Tsukamoto, Naomasa Musaka.
SCENEGGIATURA Shin’ya Tsukamoto. FOTOGRAFIA Kei Fujiwara, Shin’ya Tsukamoto. MUSICHE Chu Ishikawa.
Horror/Fantascienza, durata 67 minuti.