Un titolo, un programma
Di fronte al dolore per la perdita dei suoi cari, Adam trova sollievo nelle lezioni spirituali della Divina Commedia e nei consigli di sua zia. Alternando continuamente immagini surreali (di cui alcune particolarmente intense, come l’aratro nella corsia del supermercato) alla vita quotidiana, Majewski racconta un progressivo svuotamento di senso della realtà che finisce con il cancellare i confini tra le due dimensioni.
Onirica non si può certo definire un lungometraggio dal ritmo serrato e dai colori vivaci. Al contrario, si ricerca un percorso nell’interiorità umana, in modo pacato e riflessivo. Lunghe pause e un uso del rallenti danno man forte al raggiungimento della sensazione di una lenta discesa: quella di Adam nella propria mente e/o quella di Dante negli Inferi. Della Divina Commedia si mette in risalto non tanto li lato più prettamente poetico e “scolastico”, quanto la portata metaforica che trova nel grande schermo un ottimo complice per la creazione di immagini fortemente evocative. Un mosaico di idee e racconti privati: così potrebbe essere definito Onirica, anche se la petulante attenzione ai dettagli (il movimento dei capelli, la piega dei vestiti) appesantisce l’andamento del film, già di per sé non molto brioso. Questo è uno di quei film che divide in due il pubblico: da un lato quelli che “è lento e non si capisce niente”, dall’altro quelli che “è un immaginario sospeso, bello e particolarmente suggestivo”. Oltre alle buone interpretazioni degli attori coinvolti, soprattutto nelle parti maschili, gran parte del fascino diegetico è dovuto alle location scelte. Si giustappongono infatti spazi tra loro fortemente contrastanti, così da creare uno stridore visivo assolutamente ipnotico: l’opposizione di un supermercato ad una navata medievale o di un giardino ad un magazzino commerciale rende il surreale ancora più marcato ed efficace. Forse il trucco sta proprio nel saper dosare i due aspetti della storia e Majewski lo fa, anche se con pericolose oscillazioni. Bisogna anche dire che il regista non ha scelto nessuna scorciatoia per semplificarsi il lavoro. Considerando le note dominanti, musicali e cromatiche, la sceneggiatura e un ritmo lento avviluppanti, saremmo portati ad immaginarci un film particolarmente noioso e non-sense. Invece, non tutto è perduto, poteva andare molto peggio.
Onirica – Field of Dogs [Field of Dogs, Polonia/Italia/Svezia 2013] REGIA Lech Majewski.
CAST Michal Tatarek, Elzbieta Okupska, Jacenty Jedrusi, Jan Warta, Szymon Budzyk.
SCENEGGIATURA Lech Majewski. FOTOGRAFIA Lech Majewski. MUSICHE Lech Majewski, Jozef Skrek.
Drammatico, durata 96 minuti.