FilmForum 2014 – XXI International Film Studies Conference, 2-11 aprile 2014, Udine/Gorizia
In Italia tra censura, pornopolitica e…
Nell’ultima giornata del FilmForum 2014 la sezione dei Porn Studies si è concentrata su osceno, censura e stretto rapporto tra Politica e Porno in Italia.
Si pensi al discorso di Giusy Mandalà (Sicilia Queer FilmFest), in cui sviscera il concetto di “Pornopolitica” (Mino Pecorelli utilizza questo termine per esprimere il degrado politico italiano tra gli anni 70-80) e quanto la politica abbia utilizzato il Porno, con il suo linguaggio potente, visivo ed espressivo per arrivare, senza censure, in maniera più autentica al cittadino votante. Interessante notare quanto e come il corpo, strumento ideologico, identità sociale, usi i gesti del genere per creare un discorso politico, basato sul pensiero-piacere. Si ricordi l’entrata in parlamento di Cicciolina, la parodia di Moana Pozzi del fare politica con il suo “Partito dell’amore” – diventato poi, realmente, partito dell’ “utilizzatore finale”/Silvio Berlusconi, emblema di un “eros retorico”, erede dell’idea craxiana di “potere erotico-strategico” – rende chiaro quanto la dicotomia corpo-pornografia sia utilizzabile, translitterandola in una sorta di “convergenza parallela” stato-politica. L’intervento di Silvia Rodeschini (Università degli Studi di Firenze) indaga appunto la censura della pornografia, giudicata oscena (che poi diventa normale/anormale, naturale/innaturale, morale/immorale, legale/illegale), legata per il Codice Penale (art. 528 e 529) a contenuti sessuali. L’osceno, categoria giuridica, apre le porte a tutto ciò che lede la “modestia” intesa giuridicamente, reazione emotiva di disgusto per quegli istinti (per Kant propri degli animali) che l’uomo, inteso come “persona media”, creazione astratta, deve nascondere. Oscenità e modestia (mores) sono state emendate nell’arco del tempo a causa dei loro “fragili” confini: non c’è una separazione statica e durevole tra ciò che è osceno e ciò che non lo è. La legge italiana difende il concetto di “intimità” – a sua volta dipendente da quello di modestia, ma può esistere un’“intimità” universale? – che è intrecciato con la nostra storia e cultura. La pornografia dovrebbe avere poco a che fare con la morale, tanto quanto la sessualità del resto; già Michael Foucault, con la sua Storia della sessualità, sostiene che vi sia una volontà di sapere, dettata dall’esigenza di controllo sull’individuo e sul suo piacere (sapere = supporto di controllo) e costruisce un archivio (scientia sexualis) in cui c’è qualcosa “per natura” e qualcosa “contro natura” (di matrice cristiana). Dunque nell’immaginario collettivo il Porno distrugge tutto quel codice morale (peccato-dignità-vergogna), tanto caro alla religione e a quella arcaica famiglia di granito secondo la quale il sesso è finalizzato alla riproduzione (“Non lo fo’ per piacer mio ma per far piacere a Dio”).