SPOILER ALERT!
L’uomo che volle farsi Re
“Credevate mi fossi dimenticato di voi? Forse lo speravate”: ancora una volta il deputato Frank Underwood sfonda a calci la quarta parete, rivolgendosi direttamente allo spettatore. La seconda stagione di House of Cards inizia così, e non possiamo negare che sì, questa forma di dialogo privilegiato ci mancava; e che sì, forse “speravamo” di non essere più testimoni diretti delle sue malefatte.
Perché il filo diretto con chi osserva “da fuori” ci chiama in causa mettendoci in imbarazzo, rendendoci complici e legittimando la sordida ascesa di un uomo senza scrupoli. Non si può affrontare la seconda “dose” della serie tv sviluppata da Beau Willimon – distribuita dal colosso dello streaming legale Netflix, che ha reso disponibili tutte le nuove 13 puntate nel giorno di San Valentino – senza cedere allo spoiler: Mr. Underwood è un assassino, che simula ben due suicidi ammazzando prima Pete Russo, tragico personaggio da teatro greco, e poi schiantando sotto la metropolitana la giornalista Zoe Barnes. La strada verso la vicepresidenza ormai è spianata, e ora le fitte sottotrame intessute dal protagonista si moltiplicano, configurando nuovi disegni superiori. Il sadismo di Underwood ci repelle e ci attrae, pure troppo. Ed è inevitabile osservare come nei nuovi chapter manchino personaggi secondari e antagonisti capaci di stare in piedi da soli. Ci sono il plot cinese e la parte dedicata al cyber-terrorismo, la parentesi del braccio destro Doug con la escort da proteggere e quella dell’abile lobbista Remy Danton; ci sono, per farla breve, moltissimi personaggi gettati nella mischia e poi dimenticati o non elaborati a dovere. Ma ci sorge spontaneo il dubbio che si tratti di un calcolo, un gioco di specchi per confonderci così come Frank stordisce i suoi avversari per poi portarli dalla sua parte. D’altronde la nostra unica fonte è proprio lui, siamo pedine nelle sue mani. House of Cards porta a pieno compimento il trionfo dell’antieroe già iniziato da Breaking Bad: se Walter White è sempre parso animato da un desiderio “reale” di sopravvivenza e rivalsa per una vita inetta, Frank Underwood (sull’interpretazione di Kevin Spacey è già stato detto tutto da tutti, quindi soprassediamo) si prepara alla guerra per il semplice gusto di farlo, per il proprio desiderio di onnipotenza. Che lo porta – ebbene sì – alla presidenza degli Stati Uniti, nell’ultimo capitolo di stagione. Si potrebbe storcere il naso, di fronte a cotanta imbattibilità e invincibilità, in 26 episodi il Nostro non ha mai conosciuto la parola “sconfitta”. Ma ora che sono stati apertamente superati i confini della fantapolitica la curiosità incalza: a cos’altro aspira Frank, adesso che è l’uomo più potente al mondo? L’ultimo sguardo sornione in macchina, assieme alle ormai emblematiche due nocche sbattute con violenza sul tavolo, non promette nulla di buono.
House of Cards [Id., USA 2013-in corso] IDEATORI Michael Dobbs, Beau Willimon.
CAST Kevin Spacey, Robin Wright, Kate Mara, Michael Kelly.
Drammatico/Politico, durata 55 minuti (episodio), stagione 2.