SPECIALE LARS VON TRIER
Il buio sotto la siepe
Tutto nasce dal buio della visione, un nero che avvolge lo spettatore contraddistinto solo dallo scroscio della pioggia che cade sul metallo delle grondaie: un buio che è quello di una narrazione che deve ancora cominciare, incipit di una storia che deve nascere e che nasce nel momento in cui viene raccontata.
Nymphomaniac è un film sulla narrazione e sull’atto della creazione del racconto come tentativo d’imbrigliare razionalmente la pulsione all’irrazionale. Joe nega costantemente l’esistenza di un’ordine alle proprie azioni, negandole per rinchiudersi all’interno di una semplice frase, “sono un pessimo essere umano”, ma è la divisione a capitoli che ontologicamente nega questa sua natura. I singoli racconti nascono da dettagli interni alla stanza in cui Joe è messo a riposo, genesi ordinata di un racconto che solo apparentemente prosegue per accumulo da una successione temporale-tematica, per essere invece ordine di una morale, come punto d’approdo della narrazione e del suo significato. È essenziale la sospensione dell’incredulità per credere, un atto culturale per accettare un altro atto culturale: la razionalità che l’ascoltatore Seligman mostra in risposta al racconto di Joe è un’azione atta a filtrare la narrazione, palesandone le strategie discorsive. Il “controllo” allontana un qualsivoglia tipo di immedesimazione empatica, così come il nero iniziale è l’oscurità di una visione pornografica meccanizzata, sterile nel godimento come se tutto ciò legato ad esso fosse consunto e sfregato fino insensibilità. Insomma numeri – sovrimpressi – e dati di una miseria umana, non c’è sentimento ma inaspettatamente la disperazione traspare lo stesso nello spettatore, sia per i soggetti delle storie che per chi le ascolta (come Seligman), condensati in un rapporto di continuità tra pulsioni naturali e metaforiche mediazioni culturali delle stesse. Non è solo un freddo giogo cerebrale dell’autore ma diviene un tremendo affresco che punta a farci riconoscere tutti in qualcosa, come risposta automatica e automatizzata all’impulso del piacere. Nymphomaniac è il film su una fantasia del suo regista, non parallela a quella erotica dei racconti di Joe, ma la fantasia e il desiderio del narrare e allo stesso tempo di autodistruggere quel racconto, essere tesi e antitesi contemporaneamente. Un film disperato che in questo supera anche Antichrist e Melancholia, non vuole essere né cultura né natura per diventare invece entrambi. Von Trier usa l’ironia per deridere se stesso, mettendo in scena una mediazione strutturale e paradigmatica all’azione di un proprio impulso.
Nymphomaniac – Volume 1 [id., Danimarca/Germania/Gran Bretagna/Belgio 2014] REGIA Lars Von Trier.
CAST Charlotte Gainsbourg, Stacy Martin, Stellan Skarsgård, Shia LaBeouf, Uma Thurman.
SCENEGGIATURA Lars Von Trier. FOTOGRAFIA Manuel Alberto Claro. MONTAGGIO Molly Marlene Stensgaard.
Drammatico/Erotico, durata 110 minuti.