L’arte della guerra
Gli omicidi più misteriosi sono dolci come il miele visti con gli occhi di un altrettanto imperscrutabile detective. Se poi questi vengono ricondotti a una grossa cospirazione contro il proprio re, se ci si mettono di mezzo la scomparsa di una giovane vedova, questioni religiose, lotte di classe e commerci illeciti di falsi d’arte, occorre proprio che l’investigatore chiamato a risolvere il caso sia di smisurata abilità.
Prontamente arriva Detective K, furbo come una volpe, lesto come un gatto, intelligente, coraggioso, elegante, l’uomo giusto al momento giusto. Oppure no, visto che per colpa di un malinteso si ritrova dietro le sbarre, costretto ad evadere, disonorato e deriso da tutti, persino dal suo improvvisato aiutante, un ladro maldestro ma di buon cuore. Le peripezie della coppia si susseguono senza esclusione di colpi, nemici-amici pronti a fronteggiare sotterfugi e corruzione, mescolando scontri, comicità e molta atmosfera. Nonostante la tentazione sia sempre a portata di mano il film di Seok-yun Kim non risulta mai un calderone indistinto dove tutto si compone senza logica: l’azione è preponderante com’è giusto che sia, l’immagine costruita ad arte, l’ironia si insinua in modo intelligente per dare respiro ad una trama decisamente complessa. La sceneggiatura non si risparmia certo acrobazie varie, a volte difficili da seguire, rese più chiare da flashback, focus insistiti su dettagli e magnanimi chiarimenti vari. Si potrebbe aver qualcosa da ridire sulle questioni delicate tirate in ballo come la persecuzione religiosa e le rivolte popolari, trattate con leggerezza e mai approfondite come meritano. Ma Detective K: Secret of Virtuous Widow non è nient’altro che un divertissement, riuscito e godibilissimo, volutamente improntato sulla sua natura giocosa e spettacolare. Uno Sherlock Holmes orientale, con la stessa irriverenza, le stesse deduzioni contorte, sfrontatezza e perspicacia del suo corrispettivo britannico: impossibile non paragonarlo al lavoro fatto da Guy Ritchie, non solo sul personaggio ma sulla storia intera, giocando con effetti, montaggio, piani temporali e una spettacolarità attenta a mascherarsi dietro i ragionamenti di un genio del crimine. E chiamare in causa Tsui Hark con il suo Detective Dee e il mistero della Fiamma Fantasma? Meglio di no, meglio non scomodare chi sta diverse spanne sopra in quanto a compostezza e astuzia nell’indagare inspiegabili omicidi per autocombustione. La soluzione più ovvia è accettare Detective K per quello che è, un’entusiasmante avventura in costume, mirabolante e colorata, divertente e ben riuscita, non maestosa ma ben curata, per questo un risultato di tutta onestà.
Detective K: Secret of Virtuous Widow [Jo-seon Myeong-tam-jeong, Corea del Sud 2011] REGIA Seok-yun Kim.
CAST Myung-min Kim, Dal-su Oh, Ji-min Han, Jae-yong Lee, Soo-jeong Ye.
SCENEGGIATURA Chun-Hyeong Lee, Lee Nam-Gyoo (tratta dall’omonimo romanzo di Tak-hwan Kim) FOTOGRAFIA Nam-Chul Jang. MUSICHE Ji-woong Park.
Azione, durata 115 minuti.