SPECIALE LARS VON TRIER
La “Ballade des pendus”
Trionfatore alla cinquantatreesima edizione del Festival di Cannes come Miglior Film e per l’interpretazione in campo femminile all’artista islandese Björk, Dancer in the Dark costituisce, insieme a Le onde del destino e Idioti, il terzo tassello di una trilogia che pone al centro dell’intreccio il dramma esistenziale di personaggi dalla forte pulsione altruistica ed idealistica nei confronti della vita.
Ed è un altruismo assoluto ed incondizionato per il figlio afflitto da una grave patologia ereditaria agli occhi a scandire la quotidianità di Selma, operaia cecoslovacca emigrata in America. L’onta per un omicidio commesso al fine di salvaguardare le proprie speranze per il futuro, nonché il dolore straniante di una cecità prossima per sé e per il suo pargolo, sono le uniche realtà di una vita alla deriva. L’amore smodato per i musical hollywoodiani è la sola ancora di salvezza a cui aggrapparsi per non scivolare in una spirale senza fine. Selma, allora, si trova ad idealizzare mondi paralleli al suo semplicemente cantandoli e inscenandoli da sé ed utilizzando la vita reale come palcoscenico. Con questo stratagemma, dunque, Lars Von Trier rivisita il genere patinato e zuccheroso che ha reso celebri icone del calibro di Fred Astaire e Gene Kelly; ma lo fa tenendo saldamente fede al suo credo registico. Alla ruvidità formale ad impianto documentaristico tipica del manifesto Dogma 95 e comprendente l’utilizzo smodato della camera a mano e dei dialoghi in presa diretta, il cineasta danese alterna momenti da puro melodramma e d’intensa drammaticità emotiva nelle sequenze in cui Selma si lascia trasportare dal canto e dal ballo, dando vita a veri e propri siparietti musicali (nella sequenza del treno, per esempio, vengono addirittura utilizzate più di cento telecamere contemporaneamente e dalle molteplici angolazioni al suono di I’ve Seen It All). L’idealismo alla “tutti insieme appassionatamente”, tuttavia, è prossimo a sbiadire e le evidenti falle del sogno americano vengono rivelate nel momento in cui Selma viene definitivamente condannata all’impiccagione per avere difeso a denti stretti ciò che è suo. “Che vergogna ho di noi, per quanto siamo infimi!” recitava Alfred De Vigny alla vista di un lupo morente che stoicamente lottava per la sopravvivenza dei suoi cuccioli, “gemere, piangere, pregare è ugualmente indegno” di fronte al supremo atto della morte. Allo stesso modo, muore fieramente Selma intonando la sua ultima canzone davanti ad un pubblico silenzioso ed attonito che applaude la sua ultima esibizione e vede calare il sipario sulla sua umile ma intensa esistenza.
Dancer in the Dark [id., Danimarca/Germania/Paesi Bassi/Spagna/Argentina/USA/Gran Bretagna/Svezia/Finlandia/Islanda/Norvegia 2000] REGIA Lars Von Trier.
CAST Björk, Catherine Deneuve, David Morse, Peter Stormare.
SCENEGGIATURA Lars Von Trier. FOTOGRAFIA Robby Müller. MUSICHE Björk, Richard Rodgers, Thom Yorke.
Musicale/Drammatico, durata 140 minuti.