2 APRILE, OMAGGIO A MARLON BRANDO
Severità e attrazione
Il selvaggio è un film sulla ribellione giovanile apparentemente molto semplice e quasi banale, ma che in realtà nasconde una certa complessità di fondo, in quanto unisce continuamente distanza e fascinazione, dura osservazione di una generazione ed esplicita critica d’una certa società anni ’50.
La vicenda narra di una banda di motociclisti che si reca in un paesino di provincia provocando litigi e piccoli incidenti ai suoi abitanti. Successivamente, l’arrivo di un gruppo rivale peggiorerà ulteriormente la situazione e farà sì che la paura e il caos vengano seminati in tutta la cittadina. Intanto, Johnny, il capo della prima banda, s’innamora di Kathie, una giovane barista del paese. Se lo sguardo severo e distante viene espresso dalla rappresentazione di scontri fini a se stessi e dalla raffigurazione – a tratti un po’ ingenua – di ragazzi tutt’altro che intelligenti o simpatici, il ritratto quasi impietoso della provincia americana è costituito dalla descrizione delle ipocrisie, degli opportunismi e delle torbide dinamiche di potere che vi sono tra alcuni dei cittadini, i quali rappresentano la parte più reazionaria, giustizialista e vendicativa della società statunitense di quegli anni. Dunque, il contesto al quale i protagonisti si ribellano non è certamente migliore di loro e, di conseguenza, il disagio manifestato è pienamente legittimo, anche se espresso in forme e modalità caotiche e inconcludenti. Se quindi il paese descritto risulta perbenista e a tratti soffocante, le scorribande dei motociclisti sono talvolta dannose e quasi sempre pericolose, ma allo stesso tempo non prive di fascino. Quest’ultimo aspetto viene efficacemente sottolineato dalla regia di Benedek, che esalta le corse spericolate dei personaggi sia nella loro capacità distruttrice sia nella loro spettacolarità attraverso alcune semplici inquadrature come, ad esempio, quella fissa e quasi rasoterra dell’inizio. Un’ultima nota va all’interpretazione di Marlon Brando, che impersona il protagonista esprimendo efficacemente tanto la sua arroganza, quanto le sue evoluzioni psicologiche. A confermarlo è un ultimo primo piano in cui il volto imbronciato di Johnny si trasforma in un sorriso dolce e quasi timido, che mostra elementi emotivi precedentemente nascosti come la fragilità e la gratitudine. Tutte caratteristiche che aggiungono spessore e complessità al personaggio, ma le quali vengono espresse in un breve, piccolo e semplice gesto che solo un grande attore come Brando può rendere nella sua massima potenzialità.
Il selvaggio [The Wild One, USA 1953] REGIA László Benedek.
CAST Marlon Brando, Mary Murphy, Lee Marvin, Robert Keith, Jay C. Flippen, Jerry Paris.
SCENEGGIATURA Ben Maddow, John Paxton. FOTOGRAFIA Hal Mohr. MUSICHE Leith Stevens.
Drammatico, durata 79 minuti.