Come ogni annata, e questa è la numero 16, l’edizione del Future Film Festival di Bologna si apre con una sigla che funge da tema per tutto lo svolgersi della manifestazione e l’uomo che si lancia in un volo per poi trovare imprevisti ostacoli sul suo cammino non è solo una graziosa introduzione ai film che verranno proiettati, ma può anche essere letto come l’autentico percorso festivaliero.
La manifestazione, un po’ come tutti i suoi fratelli sparsi per la penisola, deve combattere contro gli impedimenti, tagli in primis, che ne rendono ardua l’organizzazione senza però intaccarne la qualità.
È quindi con uno sguardo al futuro che il Future Film Festival si presenta quest’anno al pubblico, scegliendo come filo conduttore proprio il tema di quel che può aspettarci dietro l’angolo o fra alcuni secoli. Che siano film distopici e disturbanti come Metropolis, ispirato al lavoro omonimo di Fritz Lang o il più delicato Aunt Hilda, che riapre il dibattito fra genetica e natura, è comunque l’animazione in tutte le sue forme ed espressioni ad avere il compito di gettare uno sguardo su ciò che verrà.
Benché non tratti solo di questo, la kermesse guarda con favore chi combatte da sempre per cancellare l’etichetta di “esclusivamente roba per bambini” imposta all’animazione e che quindi la fa considerare un genere e non, come è in realtà, un linguaggio dotato di dignità propria. Per questo, con fedeltà al suo connubio fra pioneristico e nostalgico che si è rafforzato negli anni, le pellicole presentate possono essere di ieri e oggi, commerciali o più d’essai, anteprime o fuori concorso, senza che ciò suoni disarmonico. Anno dopo anno sempre maggior spazio viene dato alla creatività degli ospiti grandi e piccoli, tramite workshop, concorsi e tavole rotonde, facendo sì che da quella retrospettiva partita nel 1999 a Bologna su James Cameron il discorso sia stato ampliato il più possibile, con il coinvolgimento transmediale che, ad esempio, portò durante la passata edizione ad un ciclo di conferenze sullo sviluppo del marketing dei videogiochi. Il Festival, pur subendo un ridimensionamento causa costi, mantiene alti gli standard, come mostrato ieri sera con la proiezione che ufficialmente segnava l’apertura dell’evento
My Mommy Is in America and She Met Buffalo Bill, alla presenza degli autori della graphic novel da cui il lungometraggio è tratto.
Vedremo ora fra i nove film in concorso chi vincerà, ma soprattutto quali sorprese verranno a galla durante i sei giorni (dall’1 al 6 Aprile) in cui per gli appassionati Bologna diventa caput mundi.