2 APRILE, OMAGGIO A MARLON BRANDO
“Potevo diventare un campione, potevo essere qualcuno”
Il mondo è un posto dove si è costretti a vivere, ma in cui nessuno vorrebbe veramente abitare. È così che Fronte del porto porge lo specchio alla vita, mostrandola in tutta la sua durezza: povertà, sopraffazione, dolore. Non c’è posto per altro che questo: è così che Elia Kazan vede la società americana del secondo dopoguerra e oltre, ed è così che ce la racconta.
Terry Malloy, ex promessa del pugilato, fa lo scaricatore al porto di New York, e per sopravvivere è affiliato al boss Johnny Friendly, capo di un’organizzazione malavitosa che controlla il corrotto sindacato dei lavoratori portuali. Ignaro delle reali intenzioni del boss, Terry attira in trappola un collega, Joey Doyle, colpevole di aver denunciato davanti alla New York Crime Commission la corruzione dei portuali. Attraversato da un profondo senso di colpa per la propria complicità nell’omicidio, Terry incontra Edie Doyle, sorella di Joey, ed inaspettatamente la sua dolcezza e la sua umanità ne scuotono la coscienza, imprimendo un progressivo e radicale cambiamento di passo alla sua vita. Tratto dal racconto omonimo di Schulberg, ed ispirato ad una serie di articoli scritti dal giornalista Malcom Johnson sulle crudeli condizioni di lavoro nel porto di New York, il film fu girato in inverno, nel porto di Hoboken (New Jersey), in condizioni climatiche ed ambientali piuttosto avverse (ci furono persino casi di ostilità da parte dei lavoratori portuali della zona). Quanto all’impareggiabile prova di Brando, l’incisiva essenzialità della sua recitazione, eccentrica e spontanea al tempo stesso – indimenticabile la scena del confronto/scontro con il fratello Charley sul sedile posteriore di un taxi -, delinea un personaggio in tutto diverso dallo Stanley Kowalski di Un tram che si chiama Desiderio (1951). Primitivo nelle emozioni e nei ragionamenti, Terry è rassegnato ad un mondo ostile e sprezzante e si considera un buono a nulla. Personaggio attraversato dal dubbio e molto più complesso di Stanley, egli nasconde sotto una finta disinvoltura un estremo bisogno di tenerezza, di amorevole comprensione, di cambiamento. Ed è grazie all’aiuto di Edie e di padre Barry e con la coraggiosa scelta di deporre in tribunale contro Friendly che Terry riconquista la dignità che aveva perso, ricominciando una vera vita. Anche se la strada imboccata è quella più difficile, anche se il mondo continua ad essere un posto terribile in cui vivere. E per una magica e segreta alchimia Fronte del porto non resta solo un capolavoro della storia del cinema (otto i Premi Oscar assegnati alla pellicola); esso è soprattutto uno di quei film che vivono con te e ti accompagnano per sempre, restando nelle tue fibre. Forse perché, nonostante tutto, nell’oscuro mondo raccontatoci da Kazan c’è ancora spazio per la luce. Si può scegliere se vivere o sopravvivere, e la vita può sempre ricominciare, nonostante tutto.
Fronte del porto [On the Waterfront, USA 1954] REGIA Elia Kazan.
CAST Marlon Brando, Eva Marie Saint, Lee J. Cobb, Rod Steiger, Karl Malden.
SCENEGGIATURA Budd Schulberg (tratta dall’omonimo romanzo di Budd Schulberg). FOTOGRAFIA Boris Kaufman. MUSICHE Leonard Bernstein.
Drammatico, durata 108 minuti.