19 MARZO: ANNIVERSARI OMICIDI GALLI E BIAGI
Le rovine dell’ideologia
Il ’68 pare lontanissimo e il ’77 ha dato il colpo di grazia, nel lungometraggio di esordio del giovane Marco Tullio Giordana. Maledetti vi amerò è un viaggio ora ironico, ora cupo nello sfaldamento politico, ideologico e morale della sinistra italiana colpita al cuore dall’omicidio di Aldo Moro.
Usando il punto di vista di Riccardo “Svitòl”, appena tornato in Italia dopo anni in Sud America, Giordana fa emergere con forza un panorama di resa totale di fronte agli occhi increduli – mantenuti ingenui dalla lontananza- di Flavio Bucci: una realtà incredibile e incomprensibile, in cui le ideologie non sono più appiglio né valore, né forza aggregatrice, ma solo inspiegabili derive o pose ipocrite svuotate di senso. L’inadeguatezza di Svitòl è nel contrasto con il vecchio gruppo di amici ormai quasi irriconoscibile, e stride anche dal punto di vista linguistico -gli “articolini”, gli “oggettini” irrimediabilmente sbagliati con cui Svitòl cerca di attirare l’attenzione su improbabili possibilità lavorative. Svitòl può solo tentare di comprendere, dare una qualche forma al caos: arrovellandosi nella ricostruzione di un mondo in dicotomie, impossibilitato a credere al trascolorare dell’una e dell’altra parte in un unico magma insidioso e sfuggente; elaborando tardivamente immagini di morte mediatizzata, che una volta ridotte a pochi, essenziali segni, si assomigliano tutti; girovagando per le strade deserte della città, abitate da sparuti gruppetti ormai completamente travisanti l’idea che fu (i picchiatori comunisti): anch’essi macerie e fantasmi, come la fabbrica abbandonata in cui lo smarrimento solitario di Svitòl si fa ancor più chiaramente simbolico. Unici a leggere più lucidamente la realtà, da un lato il commissario/Biagio Pelligra, che tenta invano di mettere in guardia Svitòl dai suoi “compagnucci”, dall’altro un David Riondino militante di Lotta Continua, che dà la sua desolante descrizione del dopo-Pasolini e dopo-Moro, di una crisi collettiva che si incarna in derive individuali, personali: come sarà anche quella di Svitòl, tragica risposta ad una domanda rimbalzata addosso a tanti ma infine caduta nel vuoto (“classeee..?” chiama nel deserto delle rovine della Fabbrica). Infine, di tutte le parole con cui il film cerca di sviscerare il contesto, risaltano quelle messe in bocca a Riondino, che già allora inchiodavano il rovello della sinistra di tutti gli anni a venire: “loro governano, noi scriviamo e piangiamo”.
Maledetti vi amerò [Italia 1980] REGIA Marco Tullio Giordana.
CAST Flavio Bucci, Biagio Pelligra, Alfredo Pea, Micaela Pignatelli, Anna Miserocchi, David Riondino.
SCENEGGIATURA Vincenzo Caretti, Marco Tullio Giordana. FOTOGRAFIA Giuseppe Pinori. MUSICHE Franco Borm.
Drammatico, durata 81 minuti.