19 MARZO: ANNIVERSARI OMICIDI GALLI E BIAGI
Inconciliabili
Esordio alla regia di Mimmo Calopresti, La seconda volta fu un degno ancorché irrisolto tentativo di inquadrare la pesante eredità della lotta armata e consegnare a propria volta la testimonianza di uno smarrimento sociale e generazionale tragicamente condiviso, senza sommersi né salvati.
Rivedendo il film di Calopresti a circa vent’anni dalla sua realizzazione, si percepisce la nostalgia per un cinema che, con tutti i possibili difetti dell’approccio medio-autoriale italiano, si poneva però il problema di raccontare concretamente le relazioni personali, la connessione tra pubblico e privato in chiave intimista, individuando nell’incontro a posteriori tra la vittima di un tentato omicidio – il professor Alberto Sajano – e la sua attentatrice ora in semilibertà – la fragile ex-brigatista Lisa – l’occasione per un difficile dialogo tra passato e presente, lotta ideologica e frustrazione del quotidiano. Alle spalle di due solitudini inconciliabili, accomunate dalla sola consuetudine dei viaggi in tram, delle pause pranzo, delle telefonate sotto falso nome, c’è una Torino indifferente e nuvolosa, ritratta con uso realistico del movimento di macchina, e specialmente di carrellate che, nel catturare il pigro riflusso cittadino tra portici, ferrovie e vialoni, abbozzano la radiografia di un paese a testa bassa, in progressivo ripiegamento su se stesso, prossimo del resto all’oblio del ventennio berlusconiano. A dirla tutta, oggi un film d’esordio come La seconda volta sarebbe (quasi) impossibile: abbiamo perso la vocazione e la lucidità per raccontare i rapporti umani delle grandi e piccole città divorate dall’interesse individuale; siamo incapaci di farlo senza ricorrere alla caricatura, mentre Calopresti dota il punto di vista sulla storia di tutta l’ottusità borghese del personaggio di Alberto, il cui stile di vita e modo di fare non hanno nulla di rassicurante o scherzoso. Anche nel ritratto dei rapporti familiari, lavorativi e carcerari – l’orgoglio delle compagne di cella che si aggrappano agli sprazzi di vita delle libere uscite – non cogliamo mai alcun compiacimento, ma un desiderio di onestà che non teme la desolazione. Nonostante una sceneggiatura volontariamente mutila (o incapace) di risoluzioni, La seconda volta è perciò un film che non fa sconti, che non cede al compromesso di facili ammiccamenti, e del resto fin dalla sua prima inquadratura – Nanni Moretti che sguazza col vogatore nelle angustie di pochi metri d’acqua – rivela il meccanismo tragico del proprio fragile racconto. Forse di quegli anni oscuri e spaventosi non resta che un tarlo piantato nella testa, come la pallottola che Alberto porta dentro di sé: qualcosa che è servito a nulla e attende soltanto di essere rimosso.
La seconda volta [Italia 1995] REGIA Mimmo Calopresti.
CAST Nanni Moretti, Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Milillo, Roberto De Francesco.
SCENEGGIATURA Francesco Bruni, Mimmo Calopresti, Heidrun Schleef. FOTOGRAFIA Alessandro Pesci. MUSICHE Franco Piersanti.
Drammatico, durata 80 minuti.