SPECIALE SPIKE JONZE
Quella formula magica dimenticata
L’essenziale è invisibile agli occhi ed è quanto mai vero per un bambino. Le scoperte dell’infanzia avvengono spesso nella nostra mente, in avventurosi regni e mondi immaginari.
Ancor di più in soggetti introversi e dalla fervida immaginazione. Come il famoso Principe di Exupéry, anche il protagonista di un altro celebre racconto per bambini, Where the Wild Things Are, intraprende quel viaggio di formazione fatto di scoperte e gioie, amarezze e conquiste. Affiancato dallo scrittore Dave Eggers alla sceneggiatura, Spike Jonze adatta dunque il libro illustrato di Maurice Sendak, dando vita al suo terzo lungometraggio: Nel paese delle creature selvagge. Il talentuoso Max Records diventa così il piccolo Max, ed il suo bizzarro regno prende le sembianze dei sognanti paesaggi dell’Australia. Jonze sembra subito superare le difficoltà legate alla trasposizione cinematografica dell’opera – tentata più volte nel corso degli anni – impregnando la pellicola del suo tocco surreale, avvicinandola alle atmosfere oniriche dei disegni. Ma l’ostacolo più grande sembra quello dell’esigua mole del libricino, narrato interamente dalle figure e le cui poche frasi diventano il punto di partenza per un ambizioso tentativo di ampliamento in fase di stesura. Dopo una brillante introduzione in cui l’efficace camera a spalla del regista indaga il mondo con gli occhi del bambino, presentato in tutto il suo puerile disagio, il film mostra le sue fragilità. Dopo un duro rimprovero della madre, in un accesso di rabbia Max scappa di casa e a bordo di una piccola imbarcazione intraprende la sua fuga, approdando sulla terra delle creature evocate nel titolo. La suggestione delle ombre e delle sagome, intraviste con sguardo fanciullesco tra gli alberi, ben presto però svanisce e non basta la luce soffusa dei tramonti australiani, con cui gioca la smagliante fotografia, a nascondere la velleità degli intenti. Senza soluzione di continuità prende forma un mondo altro che diventa sostitutivo della quotidianità di Max e ne costituisce una sua proiezione fantastica. Ma l’interessante interpretazione delle creature come incarnazioni e riflessi dell’animo del bambino, soccombe ad una serie di escamotage ed episodi accompagnati dalle pur ricercate musiche di Karen O, che sembrano però dar vita ad un susseguirsi di videoclip, assecondando la naturale tendenza di Jonze a tale genere. Una sensazione di artificiosità ha insomma la meglio. Concausa o fattore scatenante di ciò è di certo la travagliata produzione, dapprima affidata alla Universal e poi alla Warner. Smorzati i toni eccessivamente dark del regista, tra supposti reshooting e final cut mancanti, l’opera ha avuto una gestazione a dir poco travagliata, a dimostrazione infine di come la magia del cinema non sia riuscita a spezzare quell’incantesimo che vuole conservare tutto il fascino delle immagini in quelle poche pagine di carta.
Nel paese delle creature selvagge [Where the Wild Things Are, USA/Australia/Germania 2009] REGIA Spike Jonze.
CAST Max Records, Catherine Keener, James Gandolfini (voce), Forest Whitaker (voce), Catherine O’Hara (voce).
SCENEGGIATURA Spike Jonze, Dave Eggers. FOTOGRAFIA Lance Acord. MUSICHE Karen O, Carter Burwell.
Fantastico, durata 101 minuti.