SPECIALE SPIKE JONZE
Amore e solitudine nel ventunesimo secolo
Sulle ali del meritato Oscar alla Miglior Sceneggiatura Originale vinto dal regista Spike Jonze, ecco Lei, ovvero come raccontare attraverso una storia d’amore non convenzionale ambientata in un prossimo futuro, una delle possibili derive dell’attuale società tecnologica, nella quale noi sgambettanti creatori finiamo per non essere mai soli in superficie, ma ci sentiamo irrimediabilmente tali di fatto.
In un credibile futuro metropolitano ecco le vicissitudini sentimentali di Theodore, personaggio inquieto cui dà mirabilmente corpo la trattenuta interpretazione di Joaquin Phoenix, sospeso tra i dolci ricordi di un matrimonio da poco naufragato e la possibilità di riempire la propria solitudine con Samantha, ironica e sensuale voce femminile di un sistema operativo (in originale con il timbro inconfondibile di Scarlett Johansson). Pur nell’involucro ben delineato della commedia sentimentale e dietro la luce dorata che pervade immagini dominate da colori caldi (splendida la fotografia di Van Hoytema), Jonze gira un film meno rassicurante di quanto non sembri con l’ambizione di riflettere sul rapporto ormai pervasivo tra l’uomo e i supporti tecnologici, sull’incomunicabilità affettiva, sulle ragioni della perdita, sulla solitudine – che è soprattutto assenza dell’altro – come comun denominatore della società contemporanea. Samantha esiste, ma non c’è, o meglio “vive” a comando, una presenza/assenza che inizia a farsi tangibile nella vita e nel cuore di Theodore. Rimane come limite quasi invalicabile l’inconsistenza fisica del suadente sistema operativo, che consente però a Jonze di regalarci le due scene più stranianti del film legate all’intimità della coppia: la spiazzante “prima volta” in cui le parole eccitate di Samantha e i gemiti di Theodore, si compenetrano sullo schermo fattosi totalmente nero, suoni senza immagini; la seconda quando Samantha tenta di supplire alla propria mancanza corporea scegliendo una ragazza che la impersoni per consentire all’amato un rapporto sessuale concreto, uno sfasamento disturbante che Theodore non riuscirà a sopportare. Tra le pieghe dello script aleggia palpabile Charlie Kaufman, non tanto quello concettuale di Essere John Malkovich, quanto piuttosto quello di Se mi lasci ti cancello, chiara fonte di ispirazione di Lei che rimane però lontano dalle vette surreali del film di Gondry. Forse troppo preoccupato di trovare un finale plausibile alla sua love story fantascientifica, forse distratto dalla struttura portante della commedia romantica a cui cede con qualche sentimentalismo eccessivo assecondato da uno stile a volte troppo patinato, Jonze sembra non sfruttare appieno le potenzialità narrative e di riflessione sul futuro-presente della sua storia. Tuttavia il tono del racconto, anche grazie a una buona dose d’ironia, è quello giusto e Lei rimane soprattutto una non banale riflessione sull’amore, caleidoscopio delle sue possibili sfumature, delle sue illusioni.
Lei [Her, USA 2013] REGIA Spike Jonze.
CAST Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson (voce), Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde.
SCENEGGIATURA Spike Jonze. FOTOGRAFIA Hoyte Van Hoytema. MUSICHE Arcade Fire.
Commedia/Sentimentale/Fantascienza, durata 120 minuti.