Discorsi tra uomini
Fin dalla sua nascita, Mediacritica ha cercato di avanzare una critica che in qualche modo si distinguesse, per approfondimenti e punti di vista, da quella più generalista presente online.
Per la maggior parte delle testate web che parlano di cinema, Tir di Alberto Fasulo ha vinto un immeritato Marco Aurelio d’Oro (e qui si dovrebbe aprire un capitolo a parte sui premi internazionali dati quest’anno al cinema italiano). Fasulo, al suo secondo lungometraggio dopo il documentario Rumore bianco sul Tagliamento, ha realizzato, invece, un prodotto curioso e che in qualche modo dialoga con molto cinema contemporaneo. Con la storia di Branko e del suo camion, Fasulo ha raccontato molto del nostro oggi in cui la solitudine e l’individualismo sono all’ordine del giorno, e la ricerca del denaro comporta soprattutto fare delle rinunce trasformando la propria ambizione sociale. Lo sguardo documentario non fa che aumentare la verosimiglianza che, anche se sappiamo essere “costruita” , non perde di consistenza e di salda attendibilità. E a proposito di film premiati da giurie internazionali – al festival di Roma il presidente era James Gray – Tir convive e dialoga con La grande bellezza sorrentiniana: se Jep Gambardella è fagocitato dalla massa e dalla confusione e solo rifugiandosi nei suoi ricordi e nella solitudine riesce ad elevarsi, Branko soffre del suo isolamento e routine. Sono entrambi uomini che hanno rinunciato o rinunciano a qualcosa: Sorrentino ci mostra il caos e la perdizione di un’Italia volutamente sopra le righe e forse finta, Fasulo invece lo racconta con l’oggi triste e dettato dalle logiche di un futuro imprevedibilmente insicuro. Altro dialogo, già sottolineato ma non comparato, che fuoriesce dalla visione di Tir è quello con Cosmopolis di Cronenberg, dove l’individuo diventa una prosecuzione della macchina intesa come habitat e soprattutto componente fondamentale della propria esistenza. Se in Cronenberg la mutazione del protagonista, fisica e mentale, avveniva in parallelo a quella della sua limousine, qui Branko è oppresso e parte integrante del suo automezzo che non vive senza di lui e viceversa. Fasulo conosce bene la materia e lo dimostra con una semplicità di regia e con un punto di vista che mantiene sempre i corpi, macchina e non, in primo piano. Un piccolo film che ha al suo interno tante riflessioni che le poche righe di questo pezzo non riescono ad affrontare in toto. Probabilmente Fasulo non si è reso conto di aver toccato tutto ciò, forse non l’ha mai pensato, ma sopportate la chiave di lettura di un vecchio mediacritico che trova ancora nel cinema la forza di saperci raccontare e parlare!
Tir [id., Croazia/Italia 2013] REGIA Alberto Fasulo.
CAST Branko Zavrsan, Lucka Pockja, Marijan Sestak.
SCENEGGIATURA Enrico Vecchi, Carlo Arciero, Branko Zavrsan, Alberto Fasulo. FOTOGRAFIA Alberto Fasulo. MUSICHE Riccardo Spagnol.
Drammatico, durata 85 minuti.