Cronache americane
Nell’ottobre del 2002 nell’area metropolitana di Washington D.C., l’afroamericano John Allen Muhammad e Lee Boyd Malvo, un diciassettenne di origini giamaicane, compirono una serie di omicidi lungo l’interstatale Capital Beltway, a bordo di una Chevrolet Caprice.
Il film d’esordio di Alexandre Moors rivisita questi tragici eventi, incentrandosi però sullo snaturato rapporto padre-figlio instaurato tra i due uomini. Blue Caprice prende difatti le sembianze di un dramma psicologico, analizzando la consumazione della tragedia attraverso la tormentata personalità del giovane Lee. Abbandonato dai genitori ad Antigua, quest’ultimo conosce John sull’isola, che decide di “adottarlo” e di condurlo con sé in America. A tratti colorita, la sceneggiatura si apre dunque col primo incontro tra i due, analizzando poi i ruoli che man mano emergono. L’uomo incarna quella figura paterna assente nella vita di Lee, creando un legame di certo non privo d’interessi, tanto che l’ombra di un “padre” sempre più pericoloso comincia difatti a gravare sul ragazzo. Iniziato al mondo delle armi da fuoco, egli viene letteralmente plagiato, e la sua “naturale abilità” balistica diviene in tal modo il mezzo per attuare la follia omicida. Leggendo un manuale del cecchino come fosse un mantra, impara a non provare rimorso e a trasformarsi in un mercenario ripagato esclusivamente dall’affetto e dalla stima del suo nuovo mentore. La sua militarizzazione pare così concretizzare il diabolico piano di John: addestrare ragazzi orfani reclutati in vari stati al fine di spargere il panico nell’intero paese, creando un clima di costante terrore grazie alla casualità degli attacchi. Accompagnato da un’atmosfera da thriller e da una suggestiva fotografia via via più oscura e contrastata, Blue Caprice si propone dunque come un’audace riflessione sugli effetti della violenza e su come questa possa essere inculcata e coltivata in un soggetto facilmente soggiogabile ed influenzabile come Lee, vero e proprio terreno fertile per l’agghiacciante lucidità del complice. Ma la mancata indagine sulla natura del ragazzo sembra costituire il passo falso del regista, che forse volutamente delinea un personaggio distante ed imperscrutabile, rendendo però indecifrabili i suoi stati d’animo ed azzerando l’empatia. Né tantomeno si fa luce sul pessimismo dell’uomo e sui legami con la sua vita passata, evocata in apertura dai figli e dalla strada in cui egli abitava. La freddezza di John diventa quindi quella della pellicola, che lungi dal voler esplicare la perversità umana, rimane così in bilico tra la denuncia cronachistica e l’opera dal fascino stilistico.
Blue Caprice [Id., USA 2013] REGIA Alexandre Moors.
CAST Isaiah Washington, Tequan Richmond, Joey Lauren Adams, Tim Blake Nelson, Al Sapienza.
SCENEGGIATURA R.F.I. Porto. FOTOGRAFIA Brian O’Carroll. MUSICHE Sarah Neufeld, Colin Stetson.
Drammatico, durata 93 minuti.