Se lo vuoi non farti domande: paga!
Jennifer Lahl non è nuova al confezionamento di progetti che toccano temi scottanti e di difficile messa in scena. Fondatrice e presidentessa del Center for Bioethics and Culture Network, Lahl si è occupata di smascherare i meccanismi che stanno dietro alle nuove lampade di Aladino (figli in provetta, venditrici di ovuli ed ora madri in affitto) che promettono una realizzazione dei desideri di aspiranti genitori, che però nello scontro con la realtà non risultano né veloci né indolori né economici.
Senza giudicare le breeders, traducibile con “allevatrici”, né le coppie intervistate, la regista si affida ad uno stile documentaristico nudo e crudo. Pochissimo intervento della regia e massimo spazio alle storie è l’obbiettivo, decisamente centrato, alla base del confezionamento di questo filmato. Opera che risulta “monca” in quanto una parte non ha potuto essere trasmessa a causa dell’ostracismo riscontrato in alcune agenzie di reclutamento delle allevatrici presso cui la troupe si era rivolta, sfociato poi nella distruzione di parte dei materiali, nel momento in cui si è capito che Lahl non stava girando un video di promozione dell’attività, video che non esita a mostrare come il fattore umano tanto sbandierato venga poi ridotto, rapidamente, a mero calcolo economico. Trafile infinite, parcelle che lievitano, poca assistenza psicologica sia per le breeders che per le coppie che le cercano. Senza fronzoli, e con un verità che sfiora il brutale, l’esibizione di un concetto distorto di “diritto” – lo voglio, ergo posso averlo – alla fine passa sulla pelle degli essere umani in gioco. Un gioco che non tiene conto né di elementari psicologie né di quei bambini ancora non nati ma già presenti, motori della storia tritati in un ingranaggio molto più grande e che riesce a scivolare tra le maglie di quella stessa legge che dovrebbe porgli dei paletti.
Che si sia d’accordo o meno con Lahl, a favore o contro la pratica da lei trattata, non si può restare indifferenti alle tematiche che solleva ed alle interviste che passano dalle donne a medici ed esperti legali. Un’opera di denuncia che non teme di mettersi contro un giro d’affari di milioni e milioni di dollari. Perché, alla fine, si tratta di questo: si è riusciti a mettere un cartellino del prezzo anche alla vita.
Allevatrici: una sottoclasse di donne? [Breeders: A Subclass of Women?, USA 2014] REGIA Jennifer Lahl. SOGGETTO Jennifer Lahl, Matthew Epinette.
Documentario, durata 52 minuti.