La vera democrazia
Il teatro è diventato un lusso. E quel che è peggio, a biglietti piuttosto salati anche solo per sedere in piccionaia, o loggione che dir si voglia, è raro trovare un pubblico al di sotto della media dei quarant’anni.
La società si è impoverita, è vero, ma la crisi del teatro è ben precedente al problema economico, affonda piuttosto le radici in quello culturale che, ahinoi!, è in atto da assai più tempo. Il tentativo di diffondere un po’ di cultura cercando di staccarla dal concetto che ciò che ha bisogno di un minimo di impegno per essere fruito sia noioso, passa anche attraverso operazioni come quella del canale Rai 5, attivo nel proporre pièce teatrali quali la nuova versione de Il Trovatore di Verdi, in onda il 20 marzo, concerti che spaziano dalle sinfonie del trio Dukas-Bartok-Dvorak ai cori Jazz senza dimenticarsi qualche incursione nel panorama musicale contemporaneo, performance artistiche di varia natura che tentano di introdurre al mondo artistico, uno su tutti il documentario sul mondo della danza edito in occasione di TorinoDanza 2012. La domanda che sorge è: serve a qualcosa? Un’opera per rendere al meglio dev’essere vista dal vivo, respirando l’aria del teatro, sentendoci parte della platea che attende l’alzarsi del sipario. È un’esperienza sociale ancor più forte del cinema, visto che sul palco gli attori sono di voce, gesti e carne vera. Questo non può essere trasmesso da uno schermo televisivo, ma il tentativo messo in atto dalla Rai ha l’indubbio scopo di far arrivare gratis nelle case una serie di spettacoli che comunque vale la pena di vedere. È un provare a riavvicinare quante più persone possibile ad un mondo sentito sempre più lontano ed elitario, anche facendo fronte a numerosi problemi quali una pessima sponsorizzazione, la mancanza di tempo che spesso impedisce di sedersi in poltrona a guardare due o più ore di un’opera e la casualità legata al capitare sul canale, giacché se non si è appassionati è difficile andare a cercare proprio quello nella vasta offerta delle varie emittenti in chiaro e non. Eppure è importante che Rai 5 resista. Non si tratta di proporre qualcosa ai nostalgici, ma solo di proporre, di offrire l’occasione a vecchi e nuovi utenti di vedere che ci può essere anche quel tipo di bellezza, anche quella forma di intrattenimento. D’altro canto, la tv dovrebbe essere il luogo dell’eccletticità per eccellenza, il posto in cui si può trovare di tutto. Non sarà una visione ottimale, ma il bello degli stimoli culturali è proprio questo sfondare le barriere e infiltrarsi con grazia perfino laddove viene ritenuto impossibile che accada. A patto che qualcuno si prenda in carico il compito di mostrarlo.