A PROPOSITO DI FERZAN ÖZPETEK…
Il momento del cambiamento è l’unica poesia (Adrienne Rich)
Come ci ha resi consapevoli Simone de Beauvoir “non si trasforma la propria vita senza trasformare se stessi”. Ed è il doloroso e lento percorso di (auto)trasformazione e di sradicamento dei propri pregiudizi sociali e stili di vita a guidare e ad intrecciare i destini dei due protagonisti nella terza fatica cinematografica del regista di origine turca Ferzan Özpetek.
Un quadro d’ispirazione magrittiana ed arrecante una dedica firmata “la tua fata ignorante” conduce Antonia alla scoperta di una relazione clandestina del marito prematuramente scomparso con Michele, un giovane omosessuale residente nel quartiere Ostiense di Roma. Ed è tale dedica a farsi portavoce della preesistente condizione esistenziale di Antonia, fino ad allora vera e propria “fata ignorante” di una vita parallela del marito ed in speculare antitesi con il chiuso della loro esistenza piccolo borghese. Allo stesso modo Michele, aspro critico nei confronti di Antonia, ne invidia in realtà l’apparente stabilità affettiva e la piena libertà di una vita condotta alla luce del sole. Da questo presupposto, Özpetek costruisce l’intero impianto narrativo sul tema dell’accettazione di se stessi e degli altri e ci mostra uno spaccato di chi si sente costretto, per un motivo o per l’altro, a non essere mai pienamente libero, a dover subire i pregiudizi altrui e a dover vivere mentalmente segregato al fine di sentirsi accettato. Due vite e due mentalità divergenti solo all’apparenza, dunque, s’incontrano loro malgrado e alla fine si comprendono nella loro comune necessità di amare e di essere amati, diventando il loro un rapporto d’amicizia, comprensione e rispetto reciproco. Tutto questo sullo sfondo di una Roma multietnica, fatta di palazzine popolari e di vicini pronti a sostenersi l’un l’altro, costituendo delle vere e proprie comunità all’interno di altre comunità separate. L’aspirazione ad una piena libertà fisica e mentale da parte di Michele e dei suoi amici, tuttavia, si consuma nel ristretto perimetro di una terrazza, quasi a metaforizzare una sorta di esclusione o autoesclusione del proprio stato esistenziale ed un recinto ideale su cui far prevalere il proprio campo di azione. La famiglia “allargata” che il regista idealizza a scapito di quella d’impronta tradizionale sottolinea quanto sia limitativo definire l’amore entro i limiti dei propri orientamenti sessuali e quanto tale sentimento possa avere la meglio su ogni preconcetto. Allo stesso modo, essa ci dimostra quanto sia arduo raggiungere tale condizione dell’animo umano alla luce del sole ed in piena sintonia con se stessi e gli altri.
Le fate ignoranti [Italia 2001] REGIA Ferzan Özpetek.
CAST Margherita Buy, Stefano Accorsi, Serra Yilmaz, Gabriel Garko.
SCENEGGIATURA Ferzan Ozpetek, Gianni Romoli. FOTOGRAFIA Pasquale Mari. MUSICHE Andrea Guerra.
Drammatico durata 105 minuti.