SPECIALE RAPE & REVENGE
Le figlie della violenza
Nei pressi di un ponte della città di New York, un uomo e una donna ripresi di spalle, conversano su di una panchina. Non si tratta della famosa sequenza di Manhattan, ma del terzo lungometraggio di Abel Ferrara, L’angelo della vendetta.
A prendere il posto della soffusa luce dell’alba è l’oscurità della notte, e la Grande Mela in cui il cineasta italoamericano mette in scena uno dei capisaldi del filone Rape & Revenge è irrimediabilmente lontana da quella intimista e riflessiva di Allen. Le note enfatiche di Gershwin si trasformano nei motivi paranoici di Joe Delia e una fotografia livida e penetrante sostituisce il classicismo del bianco e nero. Non più dunque un luogo da omaggiare ma di cui si denunciano il degrado, la criminalità e le violenze. Vittima di due stupri nell’arco d’un solo giorno sarà infatti Thana, una timida ragazza priva della parola. Gli abusi violeranno anche le mura domestiche, rompendo ogni barriera e aggravando la vulnerabilità emotiva della giovane donna. Il suo mutismo si fa quindi carico dell’incomunicabilità del dolore, d’una richiesta d’aiuto impossibilitata ad attuarsi e al tempo stesso di una volontà d’isolamento, conseguenza del crescente timore. Da questo travaglio interiore scaturisce l’inevitabile metamorfosi, accompagnata da trucco pesante, abiti d’effetto e una calibro 45. Vestiti i panni da giustiziere, l’eroina comincerà la sua vendetta personale, portandosi così dietro una scia di delitti, legati ad una logica sempre meno selettiva. La sua ferita sembra difatti potersi rimarginare solo eliminando l’intero genere maschile e del suo ripudio sembra farsi metafora l’abito da suora indossato nel ralenti della famosa strage finale, durante i festeggiamenti di un nuovo ed insanguinato Halloween. La tematica religiosa come ricerca di redenzione si farà motivo portante nel cinema di Ferrara e qui, per la prima volta, pare affermarsi simbolicamente in quanto mezzo per i propri intenti. Sarà non a caso proprio una suora che nella fede troverà il perdono per i suoi violentatori, a purificare l’animo del cattivo tenente, nell’opera co-sceneggiata dall’interprete di Thana, Zoë Lund. In tal modo, il fidato Nicholas St. John ha fortemente contribuito a mettere in luce, nella stesura de L’angelo della vendetta, gli aspetti divenuti poi cardini per la filmografia del regista, spostando su di essi l’attenzione e rendendo la violenza delle immagini più trattenuta rispetto al precedente The Driller Killer. Figlia di Mean Streets e Taxi Driver, protagonista indiscussa diventa allora la grande metropoli statunitense, che partoriti vittime e carnefici, come Crono si ciba della sua stessa prole, perché da New York la fuga non sempre è possibile.
L’angelo della vendetta [Ms. 45, USA 1981] REGIA Abel Ferrara.
CAST Zoe Tamerlis, Darlene Stuto, Albert Synkis, Helen McGara, Editta Sherman.
SCENEGGIATURA Nicholas St. John. FOTOGRAFIA James Lemmo. MUSICHE Joe Delia.
Drammatico/Thriller, durata 80 minuti.