5 MARZO, OMAGGIO A PIER PAOLO PASOLINI
L’attualizzazione del mito
Progetto già maturato ai tempi di Accattone e fonte d’ispirazione per Teorema, Edipo re è il film più autobiografico di Pier Paolo Pasolini.
Sebbene sembri maturarsi quel legame materno, già tutto racchiuso nel volto della madre Susanna ne Il Vangelo e qui esploso nello sguardo della Mangano, ciò che emerge in realtà non è però un’analisi sul complesso edipico di stampo freudiano. Ma per dirla con Murri: “il vero tema del film è la colpevolezza dell’innocenza”. Pur conoscendo sin dall’inizio il proprio destino, Edipo non lo accetta e tenta di evitarlo, come colui che sapendo decide di ignorare, di accecarsi per non vedere. “Il contrasto tra la totale innocenza e l’obbligo del sapere” è dunque l’aspetto che ha ispirato il cineasta bolognese. Riprendendo l’analisi sociale di Uccellacci e uccellini, l’Edipo pasoliniano si fa simbolo dell’uomo occidentale, che conduce una società cieca alle proprie responsabilità verso quella “Nuova Preistoria” profetizzata dal poeta. L’autobiografismo di Pasolini si concretizza quindi nell’urgente bisogno di un rinnovamento intellettualistico. Egli attua così una riconsiderazione del suo ruolo, convinto ormai di dover portare avanti un’arte profondamente immersa nel tessuto sociale, scuotendolo dal suo interno. Emblematicamente il prologo e l’epilogo sono ambientati ai giorni nostri, enfatizzando i rimandi autobiografici. La pellicola si apre su di un prato in un paesino del Nord Italia durante il primo dopoguerra, dove un bambino, allattato dalla madre, apre gli occhi al mondo per la prima volta. Quegli occhi dei quali Edipo si priverà nella sequenza finale, costretto a vagare per i portici di Bologna, sino a raggiungere nuovamente il prato dell’infanzia. Se allora il viaggio di Totò e Ninetto aveva segnato l’inizio del nuovo cinema del regista, quello del re di Tebe sugella l’avvenuto cambiamento stilistico. Il messaggio si fa definitivamente elitario, non essendo più riconducibile alla parola, alla recitazione verbale, bensì all’imprevedibilità dei gesti e delle urla, all’astrazione dei suoni e dei silenzi. Ciò sembra rievocare la forza della tragedia attica, di quel teatro che era catarsi, ristabilimento dei valori attraverso il mito, nonché specchio della società. Ma Pasolini è lontano dalla preservazione morale di Sofocle, accostandosi più alla carica innovatrice ed anticonvenzionale di Euripide, del quale non a caso reinterpreterà la Medea, sua idealizzazione del Terzo Mondo. Questo scrigno di purezza e genuinità emerge proprio con Edipo re, in cui la Grecia classica prende le sembianze del Marocco. Un mondo vittima dell’Occidente, che lo sguardo del regista continuerà ad indagare, da quell’Orestiade africana alle Mille e una notte, inseguendo sempre l’ideale progetto del suo Poema sul Terzo Mondo.
Edipo re [Italia 1967] REGIA Pier Paolo Pasolini.
CAST Franco Citti, Silvana Mangano, Alida Valli, Carmelo Bene, Julian Beck, Ninetto Davoli.
SCENEGGIATURA Pier Paolo Pasolini. FOTOGRAFIA Giuseppe Ruzzolini. MUSICHE Pier Paolo Pasolini.
Drammatico, durata 104 minuti.