SPECIALE ORIENTE A HOLLYWOOD
Incontri
Per non essere ucciso da una banda rivale, lo yakuza Yamamoto è costretto ad andarsene dal Giappone e trasferirsi a Los Angeles. Qui troverà suo fratello minore, un piccolo spacciatore di droga che il protagonista aiuterà negli affari applicando i metodi e i riti tipici della mafia nipponica.
Questo è, in sintesi, il soggetto di Brother di Takeshi Kitano, che ambienta il suo nono film negli States mantenendo però il suo stile cinematografico e la sua visione del mondo. Infatti, si possono riscontrare alcune caratteristiche tipiche della sua filmografia: la regia fredda ma che non rinuncia a momenti più lirici (il ralenti della penultima sequenza); la violenza costante ma non enfatizzata; la sottile ironia data dalle piccole situazioni; una certa attenzione ai momenti meno importanti ai fini della narrazione. Anche il pessimismo di Kitano rimane pressoché immutato: in Brother nessuno si salva, nessuno ricava un beneficio duraturo dalle proprie azioni, anzi, la corsa al denaro e al potere porta con sé solo morte e sopraffazione. La visione nichilista del cineasta è confermata anche dal fatto che l’incontro, e lo scontro, tra culture diverse si sviluppa proprio all’interno dell’universo criminale: anche se le ritualità e le leggi delle mafie giapponesi, ispaniche o italoamericane sono diverse, portano tutte con sé azioni violente e distruttive. Dunque, risulta evidente che in tal caso il confronto con l’altro non rappresenta un arricchimento culturale, ma piuttosto un’estensione di armi e cadaveri. In fondo, anche l’unica vicenda positiva del film nasce da comportamenti e da codici basati sull’aggressività: l’amicizia tra il giapponese Yamamoto e l’afroamericano Denny inizia proprio con uno scontro fisico e prosegue con un’alleanza data da comuni obiettivi delinquenziali. L’importanza del rapporto tra i due viene sottolineata attraverso diverse sequenze che mostrano scherzi, scommesse e bevute, in una complicità quasi cameratesca, che presenta sia episodi divertenti sia momenti commoventi (il finale in particolare), e sottolinea quanto il brother del titolo non sia tanto quello sanguigno del protagonista, quanto lo stesso Denny. Quindi, l’intesa della “coppia” ha origine e si sviluppa certamente in un contesto negativo, ma risulta allo stesso tempo l’unico elemento umano presente nel film. Tutto ciò non sconfessa la visione di fondo dell’autore, ma in qualche modo la conferma e la rende ancora più complessa e stratificata, aggiungendo elementi all’osservazione delle dinamiche umane e culturali del mondo criminale, universo costantemente analizzato dal cinema di Kitano.
Brother [id., Giappone/USA/Gran Bretagna 2000] REGIA Takeshi Kitano.
CAST Takeshi Kitano, Omar Epps, Claude Meki, Masaya Kato, Susumo Terajima.
SCENEGGIATURA Takeshi Kitano. FOTOGRAFIA Katsumi Yanagijima. MUSICHE Joe Hisaishi.
Poliziesco/Thriller, durata 112 minuti.