L’emozione senza la riflessione
Sospettosamente apprezzato quasi ovunque, The Square è una testimonianza raccontata “in prima persona”, dalla voce del giovane Ahmed, della recente rivoluzione egiziana, a partire dal gennaio 2011, fino all’estate del 2013.
Due anni di sangue e rabbia, corse a perdifiato e pestaggi, sintetizzati in meno di due ore, con un effetto disturbante simile a quello derivante dalla visione del controverso e cerebrale Silvio forever di Roberto Faenza. In sostanza, sorbirsi una versione lunga, concentrata, rielaborata, non censurata (è questo l’unico merito politico del film) e ben montata delle immagini di giornalismo multimediale solitamente, invece, assorbite a minime dosi nel corso di mesi non è detto che faccia bene. La scelta e il modo di giustapporre i contenuti del documentario possono far allontanare i cineasti dai risultati sperati, quelli di illuminare le coscienze degli spettatori, e ciò a causa di un rigetto, un burnout da overdose di dati e stimoli audiovisivi per chi guarda il film. Se si considera, inoltre, che The Square, lasciandosi prendere troppo dalla passione e dall’inutile ricerca ossessiva di un realismo, di un’oggettività che il cinema in sé non avrà mai, indugia, con la scusa del diritto di cronaca, nel mostrare morbosamente e senza valide giustificazioni persino il volto sfigurato in primo piano di una delle vittime investite dai carri armati del regime, si deduce quanto il sensazionalismo da notiziario tv alla ricerca di ascolti non sia lontanissimo. E, pensando alla indubbia e astuta capacità narrativa della regia, alle musiche accattivanti – il film tiene incollati come pochi –, vengono in mente anche i tanti film di finzione sulla Shoah apparentemente pensati per il minorenne con la sindrome da deficit d’attenzione e il quoziente di intelligenza di un volatile, cioè ridondanti, retorici, stilisticamente figli del carrello di Kapò. The Square può essere, quindi, l’occasione per riflettere sui limiti di cosa mostrare e di come farlo in un documentario, a seconda, comunque, delle intenzioni di base. Se lo scopo è quello di risvegliare dall’insensibilità e dall’apatia il “21st Century Schizoid Man”, allora The Square è l’ennesimo “immenso capolavoro” della settimana (l’abuso di questa parola ormai le ha fatto perdere significato). Se, invece, ha più senso mostrare le ragioni storiche, sociali, politiche, di questi tre anni di eventi egiziani, allora, i pugni nello stomaco da soli non sono sufficienti.
The Square [Al midan, Egitto/USA/Gran Bretagna 2013] REGIA Jehane Noujaim.
CAST Ahmed Assan, Khalid Abdalla, Magdy Ashour, Aida Elkashef, Ramy Essam.
FOTOGRAFIA Muhammad Hamdy, Ahmed Assan, Jehane Noujaim, Cressida Trew. MUSICHE Jonas Colstrup, H.Scott Salinas.
Documentario, durata 108 minuti.