A PROPOSITO DI MR. BANKS…
Praticamente perfetto, sotto ogni aspetto
La Mary Poppins letteraria è una donna poco attraente, a tratti scorbutica e severamente materna nei confronti dei suoi pupilli. Dalle pagine non emerge certo il volto affascinante dell’allora semi sconosciuta Julie Andrews, ma il film smette ben presto di essere una costola del libro e in uno di quei rarissimi casi fortunati in cui l’adattamento assume una dignità pari al capolavoro letterario che l’ha ispirato, si invola tra pinguini e spazzacamini per entrare nella leggenda hollywoodiana.
Con buona pace, è doveroso aggiungere, dell’autrice Pamela Lyndon Travers che non fu mai pienamente soddisfatta di come Walt Disney aveva reso di carne e pellicola la tata più famosa di tutti i tempi. Tata che è ben più di una custode di bambini, diventando ben presto la bussola che coniuga in sé il meglio della disciplina del signor Banks, troppo rigido, quadrato, tanto ossessionato dalle regole, con la dolcezza esageratamente remissiva della di lui consorte, incapace di arginare le regole imposte ai loro figli Jane e Michael. Due bambini decisamente vispi, lontani da angelici predecessori letterari, che hanno bisogno di una guida tanto quanto i loro genitori. Perché è questo che è Mary Poppins, e che si tratti di prendere un tè sul soffitto o di usare il corrimano come un ascensore la morale è diretta e concreta. Non c’è compromesso, ma azioni buone e cattive, conseguenze e ravvedimenti all’interno della pellicola. La donna che arriva quando cambia il vento non sostituisce i genitori, né potrebbe farlo perché il suo compito è ricompattare le famiglie, crescendo per un po’ i figli e restituendo un pizzico di stupore davanti al quotidiano ai genitori. La morale che si trova alla fine di ogni avventura si fa poesia sulle note di una canzone per la vecchina che attende due penny, diventa liberatoria in un ballo selvaggio nella fuliggine ed esempio concreto grazie ad una parola scioglilingua che solo Mary Poppins sa pronunciare al contrario. È una creatura magica non tanto per le borse senza fondo e i metri con i giudizi, ma perché è l’incarnazione della meraviglia nell’ordinario, l’adulta che quando serve guarda con gli occhi di una bambina. Ed è questa la lezione che lascia quando il vento la porta via.
Mary Poppins [id., USA 1964] REGIA Robert Stevenson.
CAST Julie Andrews, Dick Van Dyke, Glynis Johns, David Tomlison, Karen Dotrice, Matthew Garber.
SCENEGGIATURA Bill Walsh, Don Da Gradi. FOTOGRAFIA Edward Colman. MUSICHE Richard M. Sherman, Robert B. Sherman, Irwin Kostal.
Commedia/Animazione/Musical, durata 134 minuti.