…nel corpo come un virus!
Partiamo dalla fine: Upstream Color (2013), la seconda opera – dopo Primer (2004) – di Shane Carruth, è oscura, ambigua e complessa. Un componimento visionario, che si muove per la violenta forza delle immagini, ma anche e soprattutto per il misterioso, quasi misterico, significato che ad esse è sotteso.
Un film ermetico da catalogare e comprendere. Un’epica fatta di impressioni uditive e visive. Musica e allucinazioni si legano indissolubilmente in una struggente favola, fantascientifica e ansiogena, che deve e può essere guardata, ma mai compresa fino in fondo. Kris/Amy Seimetz, una giovane e bella gallerista, viene drogata da un ladro che fa di lei ciò che vuole iniettandole un nematoda e infettandola. Uscita da questo “orrendo” trip la donna scopre che il nematoda si sta muovendo sotto la sua pelle. L’unica persona che la può salvare è un enigmatico Campionatore, The Sampler, che oltre ad avere un allevamento di maiali, è anche in grado di “gestire” le larve che abitano la donna grazie ai suoni “rilevati dal mondo”. The Sampler registra la musica universale che connette tutti gli essere viventi – infatti i protagonisti sono ipersensibili ai rumori –, ammaliandoli come facevano le Sirene con i naviganti. Richiamata nell’allevamento, il Campionatore trasferisce dal corpo della donna ad un altro l’organismo, così da salvarla. Kris oramai è libera, libera da quel demone sotto la pelle, ma è anche privata della memoria; si risveglia svuotata, con un’unica certezza: la sua vita è a pezzi. Kris incontra un altro essere (dis),(oltre)umano come lei, Jeff/Carruth, e in questo amore strano e fatale i due trovano pace e ristoro. A causa di un’unica Memoria, in cui i ricordi della donna si confondono e mescolano con quelli dell’uomo, Kris e Jeff capiscono che qualcosa di strano, inspiegabile è capitato loro e vogliono capire cosa sia. Shane Carruth, montatore, produttore, regista, attore e musicista, realizza in questo film ipnotico e suggestivo una strana, malata relazione che unisce e stringe tutto insieme. Upstream Color è un universo che strappa e cuce, riempie e svuota – l’identità stessa dell’essere umano sembra una pura e semplice illusione – in preda ad una sorta di tanto ammalato quanto maniacale eterno ritorno, un ciclo tripartitico di nascita-morte-resurrezione, una via crucis fatta di tre stadi: uomo-maiale-orchidee blu. Lo spettatore si sente sballottato avanti e indietro, dentro e fuori, ingurgitato ed espulso, immerso in un mistero sfuggente e affascinante. Upstream Color, materia vibrante, fremente e virale, è un’opera libera, creativa, proteiforme, che dimostra un’altra volta l’innegabile capacità di uno dei registi più innovativi e sorprendenti del cinema contemporaneo.
Upstream Color [id., USA 2013] REGIA Shane Carruth.
CAST Andrew Sensening, Shane Carruth, Juli Erickson, Frank Mosley, Amy Seimetz, Brina Palencia, Ted Ferguson.
SCENEGGIATURA Shane Carruth. FOTOGRAFIA Shane Carruth. MUSICHE Shane Carruth.
Drammatico/Fantascienza, durata 96 minuti.