SPECIALE GEORGE CLOONEY
Il racconto di un mondo turpe e sporco
Ingrassato quindici chili, barba grigia su un viso da medico in prima linea, seduto in balia di un mercenario, viene torturato fino allo stremo delle forze. Il buon George Clooney – premio Oscar come attore non protagonista –, ora al Festival di Berlino con Monuments Men, mette da parte tutto il suo inequivocabile fascino e la sua eleganza da star di Hollywood per indossare i panni dell’agente veterano della CIA Robert Barnes.
Volto coperto di sangue raggrumato con false verità e vere bugie, unghie strappate, come la dignità umana, corpo riempito di calci e pugni, una delle stelle più amate del cinema a stelle e strisce mostra con asciuttezza e rigore il dramma del martire. Clooney è uno degli interpreti di Syriana – tratto da See No Evil di Robert Baer – di Stephen Gaghan, premiato con il premio Oscar per la sceneggiatura originale di Traffic di Soderbergh. Il film di Gaghan è ambiguo, pervicace e maligno come solo l’essere umano, la questione politica e gli intrighi internazionali possono essere talvolta: con Syriana (che in diversi dialetti arabi significa una persona turpe, sporca) si intende quella Pax esistente tra Siria e Usa e mantenuta viva dagli interessi petroliferi, ma si intendono anche, come racconta lo stesso Baer, gli interventi stranieri nel Medio Oriente volti a creare una sorta di stato artificiale.
Gaghan compone un castello dai destini incrociati, in cui vi è uno scorrere inarrestabile di vite, situazioni, personaggi: cinque storie che si lambiscono senza mai incontrarsi profondamente, cinque vicende che, simili all’inesorabile lentezza e all’“eterno ritorno” del mare, erodono i nervi dei protagonisti come quelli dello spettatore, logorano le “pelli” come le percosse fanno sulle vittime. Clooney interpreta e produce un gioco pericoloso in cui succede tutto anche quando e dove non dovrebbe succedere nulla, in cui si decide il destino durante “inutili” partite di calcio, in cui le parole nascondono programmi, che poi scoppiano ed esplodono. Nessuno è al sicuro, perché “la corruzione è ciò che fa vincere”, e per una vittoria, per il petrolio, per il potere si è disposti a qualunque cosa: i personaggi non contano, le vite saltano, al centro solo, sempre e comunque la supremazia. Una macchina a mano ansiogena segue questi piccoli affluenti che vengono abbandonati e poi ripresi lungo tutto il film facendo perdere inesorabilmente l’orientamento, togliendoci ogni tipo di sicurezza, insegnandoci che noi non contiamo nulla. Syriana è un film complicato, complesso, politico, antigovernativo che non dà pace, un po’ per la lentezza malata e fastidiosa in cui ci porta, un po’ per l’arrotolarsi e lo srotolarsi delle storie che non dà via di fuga, un po’ perché ci si sente in trappola come George.
Syriana [id., USA 2005] REGIA Stephen Gaghan.
CAST George Clooney, Matt Damon, Jeffrey Wright, Chris Cooper, William Hurt, Mazhar Munir, Amy Ryan, Marshall Bell, Mark Pellegrino.
SCENEGGIATURA Stephen Gaghan (tratta dal romanzo See No Evil di Robert Baer). FOTOGRAFIA Robert Elswit. MUSICHE Alexandre Desplat.
Thriller, durata 126 minuti.