Amori interrotti
Miscuglio fantasy tendente al melò con intarsi sentimentalistici grondanti melassa. Leitmotiv dell’opera prima firmata da Akiva Goldsman, sceneggiatore di A Beautiful Mind, sono le lacrime, versate a profusione e cristallizzate nelle forme vuote di un’inverosimile storia di sbalzi temporali, amori dolorosi e improponibili duelli tra angeli e demoni.
La vicenda dell’amore impossibile tra il ladruncolo Peter Lake (Colin Farrell) e Beverly Penn (Jessica Brown Findlay), giovane altolocata con temperamento lunare, attraversa gli oceani del tempo, tra la New York di inizio Novecento e la metropoli odierna. Dopo un’ouverture solenne in cui assistiamo alla triste venuta al mondo di Peter, lasciato a mollo in una barchetta dai genitori, siamo improvvisamente catapultati tra i valletti inamidati del demone di prima classe Pearly (Russell Crowe), braccio destro di un angelo caduto (Will Smith). Pearly darà una caccia spietata a Peter, reo di non essersi lasciato irretire dal fascino del male, contrastando in tutti i modi il candido sentimento sbocciato tra l’allievo degenere e la benestante Beverly, malata di una febbre incurabile. Per fortuna un magico e svolazzante cavallo bianco aiuterà lo spiantato Peter in una missione che coinvolge forze infere e potenze salvifiche. Non si capisce bene a cosa miri Goldsman, da sempre specialista in sceneggiature di prodotti mainstream, con questa strana parabola sui destini incrociati al di là del tempo e dello spazio. Su una sceneggiatura sgangherata e priva di centro, costruisce un raffazzonato intreccio che mescola toni fiabeschi e atmosfere da melodramma edulcorato, dando l’impressione di non sapere interagire agilmente tra generi e narrazione affine. Ci avevano provato i fratelli Wachowski col non riuscitissimo Cloud Atlas, eccedente in velleità filosofico-esistenzialiste, ma pur sempre di grande impatto visivo nell’esplorazione di mondi ucronici a cavallo di epoche diverse, mentre qui ci troviamo di fronte ad una congerie bizzarra che non trova una specifica collocazione e che non riesce a declinarsi all’interno di alcun filone tematico. Il ricco cast che annovera, tra gli altri, anche Eva Marie Saint e William Hurt, è un facile specchietto per allodole che si barcamena stancamente cercando di dare enfasi ad una favola monocorde e senza respiro, intrappolata in una regia convenzionale infarcita di facili cliché. Da un prolisso romanzo di Mark Helprin, Goldsman, dibattuto tra panteismo spiritualista e metempsicosi postmoderna, immerge lo spettatore in un clima rarefatto in cui la magia si esaurisce presto, naufragando nel solito oceano “temporale” di retorica e melassa.
Storia d’inverno [Winter’s Tale, USA 2014] REGIA Akiva Goldsman.
CAST Colin Farrell, Jessica Brown Findlay, Russell Crowe, William Hurt, Jennifer Connelly.
SCENEGGIATURA Akiva Goldsman. FOTOGRAFIA Caleb Deschanel. MUSICHE Hans Zimmer.
Fantastico/Avventura, durata 113 minuti.