SPECIALE GEORGE CLOONEY
Essere tutto e nulla
Michael Clayton è un film di ruoli, di fratture nell’aspettativa e di riconferma della stessa, pellicola che parte dalla fine per poi rovesciarsi in un lungo flashback.
George Clooney, che qui compare nella sua superficie più conosciuta (un Cary Grant dei giorni nostri), è vestito perfettamente sempre in giacca e cravatta mostrandosi nella sua più ovvia apparenza. Ma non è, come potrebbe sembrare, l’uomo che sa il fatto suo ad identificare veramente Micheal Clayton perché in realtà è un loser, perdente a poker, fallimentare nell’ottenere un’alternativa alla propria vita. L’aspettativa data da Clooney stesso al ruolo si scontra con la realtà di un personaggio privo di forza nel modificare gli eventi, la sua espressione ineluttabile lascia presagire una costante arrendevolezza ai fatti. Il suo ruolo non è concreto, è opposto al risolutore di problemi di tarantiniana memoria; le sue soluzioni non sono pragmatiche, egli è il primo a metterle in discussione. In particolar modo questo risalterà nel momento in cui è chiamato a sistemare la causa di una multinazionale. È un personaggio privo d’identità ma non di personalità: non è un avvocato, non è procuratore, non è un dirigente, non è nulla se non la propria nicchia di conoscenze, è uno spazzino delle multinazionali e come tutto ciò che è legato al capitale e per forza di cose inconsistente. È in questa frattura che Michael Clayton mostra il suo reale interesse: sciogliere la concretezza di un mondo, cinematograficamente con una regia e una scrittura aderenti alla narrazione, attente al al punto di vista dello spettatore sul caso. Al tempo stesso la certosina costruzione dell’intrigo viene rotta con l’indefinibile ruolo dell’assenza di logica: perché un importante avvocato dovrebbe mandare all’aria carriera e reputazione spogliandosi per danneggiare il proprio cliente? Perché una persona nel pieno di un colossale casino decide di fermarsi a guardare dei cavalli in un prato, salvandosi inconsapevolmente da un attentato? Micheal Clayton non usa trucchetti o scorciatoie narrative, perché è sempre attenta e ben salda la sua intenzione nel coinvolgere lo spettatore; ma tutto lascia intravvedere la presenza di un caos, primariamente intimo, e forse perché, alla fin fine, non tutti hanno un proprio ruolo cui affidare la pragmatica esistenza della vita.
Michael Clayton [id., USA 2007] REGIA Tony Gilroy.
CAST George Clooney, Tom Wilkinson, Tilda Swinton, Sydney Pollack.
SCENEGGIATURA Tony Gilroy. FOTOGRAFIA Robert Elswit. MUSICHE James Newton Howard.
Thriller, durata 115 minuti.