SPECIALE VITE IN MUSICA
Deconstructing Dylan
Il titolo del quinto film di Todd Haynes presuppone una domanda ideale: “Dove sei? Dove ti trovi?”.Il regista la rivolge a Bob Dylan riconoscendo al personaggio-simbolo del Novecento una natura sfuggente e indecifrabile, e nel responso, sintetico e sibillino, che il grande cantautore sembra offrire allo spettatore, ecco immediatamente dissolversi il pericolo di un inflazionato – e rischiosissimo – biopic agiografico, per lasciare spazio a un vero e proprio viaggio, il tentativo di arrivare a una verità attraverso una fuga, un moltiplicarsi di specchi, uno spiazzamento zigzagante.
“Io non sono qui.” Non esistono strade maestre per comprendere Bob Dylan, per contenerne il ritratto. Esiste il coraggio di esplorare la sua vita secondo linee tematiche prima ancora che narrative (l’amore, la protesta, l’autodeterminazione, la religione, la solitudine), facendo corrispondere a ogni tratto del percorso un volto diverso, una diversa età, una differente sfumatura di carattere. Sei personaggi in cerca di felicità, di affermazione, di equilibrio, intrecciano le loro brevi storie come sfaccettature complementari di un’unica grande anima divisa tra realtà, finzione e finzione al quadrato, quasi a dirci che l’immaginario intorno a Dylan non si ferma a un solo primo livello collettivo, ma scivola, penetra, si insinua dentro ciascuno di noi alla sua maniera, regalandoci l’originalissima impressione che molti momenti della vita, senza le note della sua musica, davvero non sarebbero mai stati nostri. Dylan non era lì, non fisicamente, si capisce, eppure c’era, fantasma prima che mito, presenza eternamente ancorata ai nostri istanti, immagine che si nutre del proprio dissolversi negli altri. Haynes lo sa bene: non ha senso ricostruire Dylan puntando all’intero, molto meglio dimostrare il suo frammentarsi nel mondo. Anche per questo Io non sono qui funziona molto meglio nell’episodio che nel quadro d’insieme, e forse così va accolto, con tutti i lampi attoriali che porta con sé: il sole in faccia a Richard Gere, Julianne Moore che diventa Joan Baez, una Charlotte Gainsbourg intensa anche quando indossa le parigine, Christian Bale già in pieno trasformismo, Heath Ledger che è uno spettro e più lo si osserva, più fa paura. Davanti a tutti loro, naturalmente, la prova iper-mimetica di un’androgina Cate Blanchett, indimenticabile nelle scene più riuscite del film (straordinaria la sequenza con Ballad of a Thin Man). Colonna sonora divisa tra pezzi originali – nessuna scelta scontata – e preziose reinterpretazioni. Questo e molto altro nel più felliniano dei film di Todd Haynes, che sperimentando in direzione dell’accumulo e della varietà cinematografica, ha il pregio indiscutibile di sfidare il sistema, i canoni, le semplificazioni. Proprio come Bob Dylan.
Io non sono qui [I’m Not There, USA 2007] REGIA Todd Haynes.
CAST Christian Bale, Cate Blanchett, Richard Gere, Heath Ledger, Julianne Moore, Charlotte Gainsbourg.
SCENEGGIATURA Todd Haynes, Oren Moverman. FOTOGRAFIA Edward Lachman. MUSICHE Randall Poster, Jim Dunbar.
Drammatico/Musicale, durata 135 minuti.