5 FEBBRAIO 1919: NASCITA UNITED ARTISTS
Involuntary celibacy
Film di inaspettato successo a Cannes e agli Oscar, girato nel Bronx e accompagnato da musiche piuttosto irritanti, Marty, vita di un timido si ricorda soprattutto per la straordinaria interpretazione di Ernest Borgnine, tanto più ammirevole quanto più lontana dai suoi soliti ruoli da cattivo.
Guardare Marty nei giorni in cui tutti piangiamo l’improvvisa scomparsa di un altro eccellente e corpulento attore, Philip Seymour Hoffman, può far riflettere su come a Hollywood, oggi come ai tempi dell’onesto film di Delbert Mann, non si rinneghi mai quella tacita convenzione per cui gli interpreti dall’aspetto ordinario possono essere scelti solo per parti da antieroe. Ma, come cantava il poeta, “gli eroi son tutti giovani e belli”.
Borgnine a parte, fa impressione in Marty soprattutto l’accanimento con cui la moglie di Gene Kelly Betsy Blair, nel ruolo della ventinovenne professoressa di chimica Clara, venga continuamente additata come racchia (“dog”), quando si tratta semplicemente di un personaggio dall’aspetto sobrio e un po’ antiquato, di una ragazza timida, al limite un po’ imbambolata. Parto da questa osservazione per sottolineare uno dei temi principali del film: le aspettative conformiste che la società, rappresentata dai parenti all’antica e dal gruppo di amici superficiali, in cerca di bellone e seguaci di Mickey Spillane, ha nei confronti del “nice guy” protagonista. Marty, è, quindi, leggibile come un graduale percorso di individuazione del macellaio trentacinquenne italoamericano. Gli obiettivi finali del percorso di quest’uomo di buon cuore, che ha preso così tante batoste dalla vita da essersi rassegnato alla solitudine, sono: uscire dal nido famigliare, liberarsi del legame edipico con la madre oppressiva, mandare al diavolo gli amici perdigiorno e immaturi. Non a caso, nel finale, Marty dice allo scapolone Ange che si dovrebbe vergognare di non volersi ancora sposare, lo stesso rimprovero che nell’incipit le clienti della macelleria rivolgevano a lui. Il film ha il suo momento migliore nella scena dell’unico bacio tra Marty e Clara: niente lingua in bocca, semplicemente le labbra dei due si sfiorano tremanti per l’emozione. Non è l’unica finezza del film: segnalo anche i pochi fotogrammi in cui, nella sala da ballo, una ragazza che Marty ha approcciato lo squadra dalla testa ai piedi prima di rifiutare il suo invito. Meno verosimile è che Clara non scappi a gambe levate quando Marty le racconta di aver pensato al suicidio in passato, ma tra depressi a volte ci si capisce…
Marty, vita di un timido [Marty, USA 1955] REGIA Delbert Mann.
CAST Ernest Borgnine, Betsy Blair, Esther Minciotti, Augusta Ciolli, Jerry Paris.
SCENEGGIATURA Paddy Chayefsky. FOTOGRAFIA Joseph LaShelle. MUSICHE Roy Webb.
Commedia sentimentale, durata 90 minuti.