TRIBUTO A PHILIP SEYMOUR HOFFMAN
La ricerca della felicità secondo Todd Solondz
Allen è un uomo solo e sessualmente frustrato, che si eccita telefonando a donne sconosciute o sognando di violentare la sua vicina di casa. Philip Seymour Hoffman è l’interprete perfetto: ordinario e ossequioso quando è sul posto di lavoro, laido e perverso quando è solo e protetto dall’anonimato.
La sua pelle bianchiccia, la morbida pinguedine, il respiro pesante e affaticato, tutto nel suo personaggio è tanto grottesco quanto realisticamente azzeccato. In una delle sue chiamate, Allen si trova a parlare con Joy Jordan, una trentenne single che fa un lavoro privo di soddisfazioni e aspira a diventare una cantautrice. Joy è una donna “intrinsecamente votata al fallimento”, lo afferma con cattiveria sua sorella Mona, che invece sembra essere la housewife perfetta. Mona è più attraente e più forte ma scoprirà di essere altrettanto misera. Suo marito, infatti, sogna segretamente di toccare i ragazzini undicenni. Con maestria la pellicola descrive la complessa situazione dei Jordan, una famiglia a dir poco disfunzionale. Tuttavia, Todd Solondz non va confuso con un regista-antropologo. È più simile a un entomologo che gioca coi suoi personaggi come se fossero insetti? Forse. Di certo il suo film vuole essere cinico e provocatorio, e tradisce anche un certo compiacimento. Solondz non tenta di tracciare il profilo dell’americano medio per condurre un’analisi sociologica, anzi, egli cerca appositamente i casi limite, il grottesco e il perverso portati all’estremo. Il mondo di Happiness è quello delle spiagge della Florida e delle casette prefabbricate in New Jersey. I vestiti chiari, gli anziani single che giocano a golf, il sole sempre splendente dell’America da cartolina. Il regista prova gusto a ritrarre questo tipo di quadretto delizioso solo per poterlo annientare, per imbrattarlo tutto di fluidi corporei; sangue, vomito e sperma. Il suo non è affatto realismo ma è un sogno (incubo) uguale e contrario a quello americano. La parata dei freak continua. Facciamo la conoscenza con Helen, una scrittrice di successo ma priva d’ispirazione che vorrebbe essere violentata per avere qualcosa di vero da raccontare. Bill, invece, sogna di sfogare i suoi istinti pedofili su un candido angioletto, amico del figlio, mentre Allen è corteggiato da una donna obesa e psicopatica. Happiness sembra voler trattare gli argomenti più scottanti nella maniera più imprevedibile e provocatoria possibile. Ciò che rende il film disturbante è proprio lo sguardo neutrale di Solondz che, a parte una spiccata tendenza alla comicità, non giudica, non sottolinea, non ci dice mai che cosa dobbiamo pensare, nemmeno quando ci mostra l’abuso sessuale di un minore. La sua cinepresa resta immobile mentre osserva le miserie e le bassezze della vita altrui.
Happiness – Felicità [Happiness, USA 1998] REGIA Todd Solondz.
CAST Jane Adams, Philip Seymour Hoffman, Dylan Baker, Lara Flynn Boyle, Cynthia Stevenson.
SCENEGGIATURA Todd Solondz. FOTOGRAFIA Maryse Alberti. MUSICHE Robbie Kondor.
Commedia/Drammatico, durata 134 minuti.