L’occhio vigile del filosofo
Dopo il precedente, e speculare, The Pervert’s Guide to Cinema (2006), Sophie Fiennes torna a dirigere il filosofo sloveno Slavoj Žižek in un documentario che, muovendo dalla citazione cinematografica, struttura una lunga argomentazione filosofica sull’ideologia contemporanea, sull’ottimo stato di salute di cui essa gode, sulle modalità di aggiornamento con cui progressivamente si è distaccata dalla propria, ben nota, definizione tradizionale.
Mentre il film dispiega tutte le pagine cinematografiche del proprio catalogo (si va dalle scene madri di Essi vivono di John Carpenter a quelle di Full Metal Jacket, passando per Il Cavaliere Oscuro, la pubblicità della Coca Cola e il video tour dei Rammstein), la voce over di Zižek è il collante di un pensiero esatto e ininterrotto, al quale il filosofo unisce di tanto in tanto la fisicità scomposta della propria immagine, la prossemica del proprio sentenziare, non ponendosi egli al di fuori dei film citati, ma letteralmente calandosi al loro interno, su set ricostruiti ad hoc per assecondare un divertito esercizio di straniamento tra finzione e documentario. Le tesi di Zižek, vicine a quelle espresse nel suo testo del 1989 The Sublime Object of Ideology, mettono sotto esame i fenomeni ideologici della contemporaneità, sottolineando come essi non offrano più tanto una via di fuga alla realtà, ma una serie di processi illusori intorno a cui fondare la realtà stessa, a partire dalle nostre relazioni sociali, con il risultato di mascherare le fratture, i nuclei traumatici, gli “antagonismi” del reale attraverso strategie fatte di apparenza, fantasia, mistificazione. Proprio come per il John Nada di Essi vivono, allora, è necessario trasformare la visione sulle cose per poter riconoscere la menzogna in cui si vive, nella progressiva consapevolezza che questo processo è portato avanti con difficoltà e sofferenza, perché squarcia il velo che il cinema, e la società, organizzano a mascheramento del vuoto. Come per ogni perversione, quella cinematografica omologa, senza concederci il tempo di un’elaborazione personale, gli oggetti e le forme del nostro desiderio, ed è qui che si colloca la sua azione ideologica. Naturalmente è la macchina hollywoodiana il primo grande terreno di indagine di questo documentario dove, per colpa o per necessità di Zižek, l’analisi del film resta superficiale, funzionale alla tesi del filosofo: lascia tuttavia il segno il tentativo di rivelare le fratture della pratica ideologica e l’invito conclusivo a immaginare una rivoluzione di pensiero che, coerentemente alla speranza di Walter Benjamin, non si limiti a organizzare il futuro, ma a redimere tutte le fallite rivoluzioni del passato, riscattandone i fantasmi entro una nuova libertà.
The Pervert’s Guide to Ideology [Id., Gran Bretagna 2012] REGIA Sophie Fiennes.
CAST Slavoj Žižek.
SCENEGGIATURA Slavoj Žižek. FOTOGRAFIA Remko Schnorr. MUSICHE Magnus Fiennes.
Documentario, durata 134 minuti.