Trasformarsi per non morire
Lungo, prolisso, a tratti discontinuo ed esibito, il penultimo film di Xavier Dolan si impone tuttavia per la carica vitale e l’urgenza immaginifica che lo abitano, confermando con largo anticipo il valore di un giovane artista destinato a crescere e a mettere sempre più a fuoco la propria poetica.
Come nei due film precedenti, J’ai tué ma mère e Les Amours imaginaires, e nel successivo, perturbante Tom à la ferme, presentato in concorso a Venezia 70, anche al centro di Laurence Anyways si dispiegano senza piaggerie né ingessature i difficili temi dell’identità e delle relazioni. Il film racconta la storia di Laurence, giovane professore di letteratura che nel giorno del suo trentesimo compleanno – siamo negli anni Novanta – esprime il desiderio taciuto per anni di diventare donna, mettendo in discussione non solo la propria vita, ma anche la verità della relazione con l’affascinante Fred, che tuttavia decide di rimanergli accanto e sostenerlo nella difficile e delicata fase di trasformazione fisica e sociale. La forza istintiva del loro amore si piega gradualmente di fronte a tutti i problemi che, senza lo spiraglio di un sollievo, travolgono la vita di Laurence, dalla dura reazione di una famiglia già fredda e distaccata alla perdita del lavoro che lo costringerà a piene mani all’attività di romanziere. Dolan pone al centro del proprio racconto l’umana contraddizione di una scelta così radicale e improvvisa, dolorosa proprio perché necessaria: a volte occorre trasformarsi per non morire, ma questa strategia di sopravvivenza costringe spesso a un’implacabile solitudine, lontano dagli affetti più certi, nell’obbligo straziante di ripartire da zero, mentre gli altri continuano la propria vita. È la cifra della nostalgia a rendere il destino di Laurence e della straordinaria Fred – finalmente un personaggio femminile che emoziona – autenticamente consapevole, come ben testimonia il ricordo del primo incontro tra i due, posto con sapiente dolcezza alla fine del film. Ma ancor più interessante del plot è il lavoro che Dolan compie sullo stile, dotando il proprio film di un’essenza quasi laboratoriale, giocoforza eterogenea e mutevole, dove l’uso di un rigoroso 4:3 unito a lisergiche trasformazioni fotografiche e compositive, un montaggio plastico vicino al videoclip e all’installazione, e una recitazione potentemente sopra le righe sono soltanto i più vistosi terreni di sperimentazione. Il giovane autore passa dal silenzio di un primo piano al coloratissimo ed esibito totale di una festa, stacca con ruvida audacia dalla camera a spalla al pieno controllo dei character dolly: crea in ultima analisi un proprio linguaggio che, se maneggiato con cautela e incanalato in durate cinematografiche più sobrie, saprà certamente testimoniare e l’immaginario e la forza, ancora sconosciuti al cinema, della sua generazione.
Laurence Anyways [id., Canada/Francia 2012] REGIA Xavier Dolan.
CAST Melvil Poupaud, Suzanne Clément, Nathalie Baye, Monia Chokri.
SENEGGIATURA Xavier Dolan. FOTOGRAFIA Yves Bélanger. MUSICHE Noia.
Drammatico, durata 159 minuti.