Un passo per la libertà
“Quel regista fa sempre lo stesso film, parla sempre delle stesse cose!”, un’analisi sempliciotta e restrittiva quando si vuole denigrare l’opera di un autore: il mestiere di Frédéric Fonteyne è stato spesso così bollato. In effetti, il regista francese ha sempre analizzato nella sua filmografia l’amore (La donna di Gilles e Una relazione privata su tutti), cercando di approfondire tutte le sue sfumature regalandoci però pellicole differenti.
Tango Libre è un’altra variazione appassionata, nello specifico un ménage à trois che poi si tramuta in un quartetto, ma Fonteyne questa volta affronta l’argomento con il sorriso e la leggerezza che in passato non erano di sicuro il marchio di fabbrica dei suoi film. Tango Libre è stato presentato nel 2012 alla 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove, tra i tanti giudizi positivi anche da parte del pubblico, vinse il Premio Speciale della Giuria nella sezione Orizzonti. Jean-Christophe è una guardia carceraria che conduce una vita anonima; deciso a rilanciarsi si iscrive ad un corso di tango dove conosce Alice, una donna che ritroverà nel parlatorio del penitenziario a colloquio con due uomini: Fernand, suo marito, e Dominic, suo amante… L’espediente del carcere è per Fonteyne la scusa per rinnovare il discorso sull’incomunicabilità in una coppia, con colloqui poco privati e mediati dalla sorveglianza, e fa ragionare soprattutto su ciò che i detenuti lasciano fuori dalle mura del carcere. La vita in penitenziario è dura certo, ma chi aspetta fuori può sentirsi ancora più in gabbia, perché in “sospensione” e quindi in un limbo di perenne rinuncia a vivere una vita ordinaria. Il rimedio del tango è per Alice una valvola di sfogo come del resto per la monotonia di Jean-Christophe, e sarà la molla che farà scoppiare la conclusione salvifica del finale. Si parla di seduzione e gelosia in Tango Libre, senza dimenticare l’imprevedibilità delle relazioni umane e la difficoltà della vita che come per la danza se non affrontata con sudore e passione è vana. La carica erotica che sprigiona il tango è ben rappresentata dalla completa Alice di Anne Paulicevich, sensuale ma non volgare, ed è lo spunto per parlare anche della sessualità repressa nelle carceri, nelle sequenze comiche in cui i due uomini di Alice, gelosi di Jean, si fanno insegnare il ballo dai detenuti argentini. Peccato solo che Fonteyne non approfondisca il personaggio del figlio di Alice: il suo punto di vista di giovane uomo in balìa delle relazioni “strane” dei suoi familiari e sospeso tra una genitura non definita rimane in superficie e lo fa diventare “solo” un adolescente incazzato. Interpreti perfetti che con grande autoironia regalano al film i propri corpi quasi inadatti, su tutti Sergi Lòpez, e aiutano Fonteyne ad abbandonare la retorica sentimentale classica di certo cinema francese che oggi stiamo, per fortuna, perdendo.
Tango Libre [id., Belgio/Francia/Lussemburgo 2012] REGIA Frédéric Fonteyne.
CAST Francois Damiens, Sergi Lòpez, Anne Paulicevich, Jan Hammenecker, Zacharie Chasseriaud.
SCENEGGIATURA Anne Paulicevich, Philippe Blasband. FOTOGRAFIA Virginie Saint-Martin.
Commedia/Drammatico, durata 98 minuti.