(Non) 100% Frankenstein
Ambientazione molto gotica, cattivi assetati di anime, eroi brutti ma buoni e la tizia de Il Signore degli Anelli che interpreta la regina dei Gargoyles. I, Frankenstein si può riassumere così, senza sottotesti, messaggi nascosti, letture interpretative.
Ora, dimenticandosi il romanzo di Mary Shelley che dei sopraccitati livelli di lettura ne è pieno, sorvolando su qualche dettaglio – tipo il fatto che Frankenstein dovrebbe avere una certa rigidità di movimenti essendo composto da parti di cadavere mentre qui è scattante come non mai – bisogna riconoscere a questa creatura del grande schermo di essere un piccolo momento godurioso di azione e scazzottate sovrannaturali per gli amanti del genere. Sebbene in una veste nuova ed ambientato ai giorni nostri, il film ha cercato (pur non riusciendoci sempre) di dare un po’ di più allo spettatore che un’ora e mezza di meri inseguimenti fra esseri alati e demoni degli inferi. Cupo e con una patina di decadente raffinatezza stile Underworld, con cui condivide i produttori, grazie ad Aaron Eckhart che fa onestamente il suo lavoro come ai tempi di Van Helsing fece il buon Hugh Jackman, il film rimane fedele alle ambientazioni della graphic novel omonima da cui è tratto e cerca di conservare gli snodi morali fondamentali per identificare Frankenstein come tale, segno che da dal passato si impara, vedi il non riuscitissimo quanto avrebbe potuto La leggenda degli uomini straordinari. La Creatura, qui battezzata col nome di Adam, è un detective del soprannaturale trovatosi coinvolto in una guerra tra Bene e Male, supportato dalla bella umana di turno e che con le sue origini letterarie ha in comune la pena per una condizione unica al mondo, quella di un essere vivo nato dai morti per colpa di un uomo con la sindrome di Dio. Merita davvero una menzione d’onore Eckhart, capace di calibrare la recitazione trovandosi sempre sapientemente in bilico fra creatura tormentata e uomo in cerca di uno scopo. Ci viene parzialmente restituito un Frankenstein che se non è proprio l’emarginato essere del romanzo tanto vittima quanto carnefice in un mondo in cui è destinato a vagare in solitaria, è comunque un’eccezione costretta a trovare un “perché” alla sua esistenza.
I, Frankenstein [id., USA/Australia 2014] REGIA Stuart Beattie.
CAST Aaron Eckhart, Yvonne Strahovsky, Miranda Otto, Bill Nighy, Aden Young.
SCENEGGIATURA Stuart Beattie, Kevin Grevioux. FOTOGRAFIA Ross Emery. MUSICHE Reinhold Heil, Johnny Klimek.
Fantasy/Avventura/Horror, durata 93 minuti.